Grande interesse per lo svuotamento del bacino. Eppure nella zona in pochi ne hanno approfittato per fare soldi.
Benjamin Frizzi, responsabile marketing dell'Organizzazione turistica regionale Locarno e Vallemaggia: «Pandemia come scusante. Ma il Ticino deve imparare a cogliere al volo queste occasioni».
VERZASCA - «Con tutta questa gente si potevano fare affari d'oro». Benjiamin Frizzi, responsabile marketing dell'Organizzazione turistica regionale Locarno e Vallemaggia ne è convinto. Interpellato da Tio/20Minuti conferma come l'immenso interesse per la diga della Verzasca che si svuota, a causa di lavori di manutenzione, avrebbe potuto generare un indotto enorme per la regione. Così non è stato. Un solo ristorante aperto nella zona, il chiosco dei souvenir chiuso... «Ora è spuntato un food truck», fa notare Frizzi.
Un gennaio soleggiato e mite come non si vedeva da tempo immemore. È stata un'occasione sprecata. O no?
«Non dobbiamo dimenticarci che c'era di mezzo la pandemia. Creare assembramenti non era il massimo».
Sì. Ma tanto la gente sul posto ci è andata lo stesso. Siamo sinceri: si poteva fare di più.
«Il Ticino forse non coglie ancora pienamente l'occasione della destagionalizzazione del turismo. È un messaggio che stiamo cercando di fare passare da tempo. In Ticino, grazie alle condizioni ottimali del clima, si può fare turismo per 12 mesi all'anno».
Già verso Natale si capiva che attorno alla diga c'era la possibilità di fare affari. Nessuno si è mosso però.
«Da un punto di vista del marketing e della promozione è stato fatto parecchio. E infatti in tantissimi hanno visitato il bacino idroelettrico».
Senza lasciare alcun indotto sul posto.
«È vero. È mancata un po' l'offerta. Magari non ci si aspettava un successo simile. È anche difficile, quando hai deciso che resti chiuso, andare a reperire la merce per aprire la tua attività all'ultimo momento. Ribadisco inoltre che c'era incertezza sull'evoluzione della situazione del Covid».
Adesso invece la situazione è un po' più chiara.
«E infatti si è deciso di anticipare l'apertura del chiosco della diga a fine febbraio. Non dimentichiamoci che la diga vuota si vedrà ancora per diverse settimane. Magari, oltre al food truck introdotto di recente, ci saranno altre iniziative».
Che insegnamento si può trarre da questa vicenda?
«È il chiaro esempio che ci dimostra come le stagioni turistiche possano essere prolungate. Il Ticino deve imparare che quando capita un fenomeno raro, bisogna essere bravi a saperlo cavalcare. Ingegnandosi, con flessibilità, anche all'ultimo momento».