Il Consiglio di Stato ritiene che sia il momento di revocare tutti i provvedimenti, ma non la mascherina
Trova il consenso ticinese anche la proposta di permettere ai viaggiatori l'ingresso in Svizzera senza la necessità di un certificato Covid
BELLINZONA - Anche il Ticino è favorevole a un Freedom Day, quindi alla revoca di praticamente tutte le misure anti-coronavirus. È quanto afferma il Consiglio di Stato nella sua risposta alla consultazione avviata dal Governo federale sulle modifiche ai provvedimenti relativi al coronavirus in Svizzera.
Il contesto epidemiologico, con un numero stabile di ospedalizzazioni nonostante un alto numero di nuovi contagi, ha dunque indotto il Governo ticinese a esprimersi a favore della prima variante posta in consultazione, che prevede l’abbandono di principio di tutti i provvedimenti attualmente in vigore.
Con la mascherina - Il Consiglio di Stato ha però espresso il proprio sostegno al mantenimento, almeno temporaneo, dell’obbligo di indossare la mascherina nei contesti che oggi lo prevedono (strutture sanitarie, trasporti pubblici, commerci, ecc.). Questa misura, ormai entrata nell’uso corrente, è infatti considerata efficace, poco limitativa della libertà personale e priva di ripercussioni significative per le attività economiche, sociali e culturali.
«Riconosciamo l'esigenza per la popolazione di un ritorno alla vita ordinaria e condividiamo l'intenzione e la possibilità di procedere ad ampi allentamenti, ma riteniamo doveroso mantenere un minimo di prudenza e le misure basilari, in particolare l'uso della mascherina» si legge nella risposta del Governo ticinese. Una misura considerata «necessaria e imprescindibile» nelle strutture sanitarie, «a tal punto da giustificare e anzi rendere opportuna una sua ulteriore codifica sul piano federale». E anche sui mezzi pubblici è richiesta «la migliore sicurezza sanitaria possibile».
Il Cantone ritiene poi necessario «definire chiaramente gli indicatori che giustificheranno la fine» dell'obbligo di mascherina.
Mantenere l'isolamento - Anche l'isolamento e la dichiarazione per le persone positive al coronavirus dovranno essere mantenuti, secondo le autorità ticinesi. Anche in questo caso si parla di «provvedimenti basilari e imprescindibili».
Dall'estero senza certificato, ma col modulo di contatto - Il Ticino sostiene anche gli allentamenti alla frontiera. L'ingresso in Svizzera dovrebbe quindi essere permesso a tutte le persone provenienti da Stati o regioni non colpite da varianti preoccupanti del virus, senza la necessità di dover essere in possesso di un certificato Covid. Ma il Consiglio di Stato ritiene opportuno mantenere la registrazione dei dati di contatto attraverso il modulo PLF per le persone che provengono da paesi non limitrofi e quindi per l'entrata in Svizzera per via aerea o su autobus a lunga percorrenza. «Questo strumento permetterebbe di risalire con più facilità e rapidità alle persone giunte da determinate nazioni nel momento in cui in tale Stato dovesse emergere una nuova variante preoccupante, come è avvenuto con la scoperta di Omicron in Sudafrica».
Il mantenimento del modulo PLF obbligatorio permetterebbe anche, sempre secondo le autorità ticinesi, di rendere più efficace la rapida adozione di provvedimenti sanitari al confine, quando necessario.