L'Mps chiede al Governo di chinarsi su quelli che definisce dei «licenziamenti antisindacali»
LUGANO - Il caso DPD continua a tenere banco. Tanto che l'Mps, tramite un'interpellanza, ha chiesto ora al Governo cantonale di intervenire contro quelli che definisce dei «licenziamenti antisindacali».
«L’interesse pubblico - si legge nell'atto firmato da Matteo Pronzini (assieme alle colleghe Simona Arigoni e Angelica Lepori) - è dato dal fatto che questa vertenza collettiva è un esempio dei molti casi di precarizzazione delle condizioni di lavoro e salariali in atto in Ticino ed atteggiamenti abusi ed antisindacali». «L’urgenza è data - prosegue lo scritto - considerato che il tema della precarizzazione delle condizioni di lavoro e degli abusi è sull’agenda politica e pubblica visto anche la recente entrata in vigore della legge sul salario minimo».
Il caso è ormai noto ai più. Presso la DPD ed i suoi subappaltatori, sono stati segnalati casi di abusi che riferiscono di «giornate di lavoro interminabili, straordinari non pagati, indennità per le spese insufficienti, e stress enorme», come riassume l'Mps.
Una situazione che il personale, con il sostengo del sindacato UNIA, da oltre un anno va denunciando rivendicando trattative contrattuali.
«Ciò non di meno - sottolinea Pronzini -, a dimostrazione del disprezzo padronale per il diritto, quattro tra i lavoratori DPD più impegnati a difesa delle condizioni di lavoro collettive sono stati liquidati dall’azienda o meglio dalla sua subappaltatrice».
Da qui le seguenti domande al Governo: