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CANTONECovid-positivi in ufficio? «Meglio valutare caso per caso»

30.03.22 - 21:49
Da venerdì, niente più isolamento per i contagiati. Ecco cosa aspettarsi al lavoro.
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Covid-positivi in ufficio? «Meglio valutare caso per caso»
Da venerdì, niente più isolamento per i contagiati. Ecco cosa aspettarsi al lavoro.
«Decisione sensata, considerando i numerosi asintomatici in isolamento», commenta Luca Albertoni della Camera di commercio ticinese. «Abbiamo passato fasi più gravi della pandemia, e di focolai non se ne sono visti», sottolinea il direttore di AITI Stefano Modenini.

BELLINZONA - Da venerdì, i positivi saranno tra di noi. L’ha deciso oggi il Consiglio federale, abolendo l’obbligo di isolamento per gli infetti. E al lavoro? Focolai in vista? 

«Scelta corretta, almeno dal lato economico» - La parola d’ordine, per il direttore della Camera di commercio ticinese Luca Albertoni, è “buon senso”. Chi è ammalato sta a casa, dunque, mentre chi è asintomatico va al lavoro. «Poi se questa scelta sia giusta o meno dal punto di vista epidemiologico, io non posso giudicarlo», sottolinea. La decisione del Governo è comunque sensata, ritiene Albertoni: «Molte persone si sono isolate senza alcun sintomo, prima per dieci e poi per cinque giorni».

Occhio all'effetto domino - Ma non si rischia di veicolare contagi sul posto di lavoro, creare mancanza di personale con nuovi sintomatici, e ledere la produttività delle aziende stesse? Per Stefano Modenini, direttore dell'Associazione industrie ticinesi (AITI), no. «Negli ultimi due anni abbiamo passato fasi ben più gravi della pandemia, e di focolai sostanzialmente non se ne sono visti. Il personale e le aziende hanno dimostrato di sapersi comportare responsabilmente». Di diversa opinione, invece, Albertoni: «È possibile che si crei questo meccanismo. Questa è una valutazione che ogni azienda dovrà fare». Va comunque considerato, evidenzia, che l’isolamento in vigore ha anch’esso un impatto economico importante sulle aziende. Il che, «dal momento che c’è tanta gente costretta a casa pur stando bene, non è ideale». 

Fattori da considerare - Per trovare un equilibrio tra queste due situazioni, continua Albertoni, verosimilmente avverrà una valutazione caso per caso. Sono infatti diverse le variabili concrete da tenere in considerazione: «Bisogna capire se la persona positiva lavora in gruppo o meno, se ha un ufficio individuale, se ci sono tanti spazi condivisi». Il datore di lavoro è la prima persona che si preoccupa, o si deve preoccupare, di avere collaboratori in salute sul posto di lavoro, conviene Modenini. «E poi, a dipendenza del tipo di attività, vi è sempre la possibilità di svolgere almeno parte del proprio lavoro a casa o al di fuori dell’azienda».

Discussioni infinite - Quando si parla di positivi e lavoro, insomma, meglio vedere grigio, più che bianco o nero. E tra dipendenti e dirigenti non sono da escludere incomprensioni. «È due anni che ci sono discussioni», ammette infine Albertoni, «prima per le distanze, poi per le mascherine e i vaccini, adesso sarà per sintomi e non sintomi. L’importante è riuscire a trovare un’intesa».

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