Nonostante la revoca delle restrizioni, nell'Esercito FFP2 e isolamento sono ancora il pane quotidiano.
«I militi faticano un po’ a capire le ragioni delle differenze con l’ambito civile», ammette il comandante Daniele Meyerhofer, responsabile della caserma di Airolo, «ma il nostro è un contesto particolare».
AIROLO/ISONE - Via anche le ultime misure Covid. La Svizzera, da venerdì, si è lasciata alle spalle mascherina e isolamento. Ci sono però migliaia di persone, di cui oltre 700 solo in Ticino, che devono ancora sottostare a rigide restrizioni sanitarie: i militari.
Una bolla - L’Esercito svizzero emette infatti disposizioni tutte sue per quanto concerne le norme Covid. A decidere è il medico in capo Andreas Stettbacher, in consultazione con la direzione dell’Esercito. Nelle caserme, viene esplicitato sul sito web della Confederazione, è dunque ancora obbligatoria la mascherina FFP2 in tutti gli spazi chiusi e nei veicoli e l’isolamento dei positivi con sintomi. Sono invece stati revocati, questa settimana, i test ripetuti a tappeto.
Le motivazioni - L’idea dietro il mantenimento delle restrizioni è quella di continuare a perseguire tre obiettivi prefissati dall’Esercito a inizio pandemia: la protezione dei militi, il mantenimento della capacità operativa e la prevenzione della diffusione del virus nella società.
«Faticano a capire» - Ma che ne dicono i militi delle caserme di Airolo e Isone? «Faticano un po' a comprendere le differenze con l'ambito civile», convengono i colonnelli di Stato Maggiore Daniele Meyerhofer, responsabile della caserma di Airolo, e Nicola Guerini, responsabile della caserma di Isone. «Il problema è che se io vado in discoteca nel mio tempo libero poi non è il responsabile del locale che deve isolare i positivi. Mentre noi ci dobbiamo occupare di chi si contagia», spiega Guerini. «Il nostro è un contesto particolare, viviamo a stretto contatto 24 ore su 24. Si dorme tutti insieme nelle camerate, cosa che invece non succede in civile», continua Meyerhofer.
«C'è stato di peggio» - «Evidentemente c’è sempre qualcuno che non è contento. Ma c’è già sollievo per la fine dei test a tappeto, che arrecavano un certo fastidio», spiega ancora Meyerhofer. «I militi hanno comunque vissuto di molto peggio quando c’era il divieto di congedo e uscita. E in ambito militare c'è una certa comprensione e rispetto per gli ordini». I militi attivi a Isone, aggiunge Guerini, «superano delle importanti selezioni per essere ammessi, quindi difficilmente si lamentano. Tengono a non contagiarsi perché nessuno vuole perdere giorni di istruzione importanti per il superamento dei duri test che devono affrontare».
Tre in panchina - Martedì a Airolo si contavano due soldati in isolamento perché positivi al Covid, mentre a Isone uno. «Partiamo dal presupposto che la situazione si normalizzerà con la fine dei test a tappeto, perché i contagiati che rilevavamo finora spesso e volentieri non manifestavano sintomi», conclude Meyerhofer.