La mutazione scoperta nel Regno Unito è un'incognita ed è per ora impossibile fare previsioni sulla sua diffusione.
Christian Garzoni: «Per capire cosa ci riserverà il futuro bisognerà monitorare la situazione inglese». E sui numeri in Ticino precisa: «Da un lato le persone sono meno propense a farsi testare, dall'altro c'è pure l'evidenza di un effettiva diminuzione dei casi anche se restano alti».
BELLINZONA - Dopo Omicron 1 e Omicron 2 nell'orizzonte pandemico si è da poco affacciata una nuova variante che è una sorta di combinazione di queste ultime due. Questa mutazione, denominata Xe, è stata individuata per la prima volta in Regno Unito nel mese di gennaio e dalle prime conoscenze scientifiche sarebbe ancora più contagiosa e trasmissibile delle sue due sorelle maggiori.
Un occhio al Regno - Il condizionale, però, resta d'obbligo in quanto al momento non esistono dati certi riferiti a questa nuova mutazione. Così come non si sa se sia già sbarcata in Svizzera o in Ticino. «Su Xe si sa ancora troppo poco per poter fare delle previsioni», ci spiega lo specialista in malattie infettive Christian Garzoni. «I primi dati inglesi indicano però che non dovrebbe provocare una malattia più grave. Ma di certezze per ora non ce ne sono. Per capire meglio cosa ci riserverà il futuro bisognerà monitorare la situazione epidemiologica del Regno Unito nelle prossime due settimane, anche se - onestamente - non mi aspetto cataclismi».
I motivi del calo - Il Ticino, intanto, sta lentamente superando le due ondate ravvicinate provocate da Omicron 1 e dalla sua consorella. «Il miglioramento è visibile ed è figlio di diversi fattori», sottolinea il direttore sanitario della Clinica Moncucco. Tra di essi troviamo sicuramente la stagionalità e una qual certa forma d'immunità di gruppo che è stata raggiunta dalla popolazione. Ma il principale motivo potrebbe essere politico.
«Minor propensione a testarsi» - Il netto calo delle infezioni potrebbe infatti essere stato dopato dal liberi tutti dato dalla Confederazione. «Da un lato le persone sono meno propense a farsi testare», sottolinea l'esperto in malattie infettive. «Dall’altro, però, c'è un'effettiva diminuzione delle persone che si infettano e questo lo si evince dal calo dei numeri dei pazienti che poi vengono ospedalizzati. Rispetto a due settimane fa, infatti, le entrate sono calate».
Ottimismo e incertezza - Garzoni, insomma, guarda al futuro con ottimismo. «Andiamo incontro alla bella stagione e al miglioramento della situazione epidemiologica. Come sempre rimane quel po' d'incertezza che una nuova variante può portare con sé, ma i presupposti sono buoni. La prudenza ovviamente non deve mai venir meno. Per questo motivo - conclude l'esperto - consiglio ancora l'utilizzo della mascherina in determinate situazioni».