Dall'inizio del suo rettorato, «Erez ha fatto crescere l'Università sotto diversi punti di vista».
La presidente del consiglio Monica Duca WIdmer ha specificato però che restano «le divergenze di vedute con il Consiglio sulla gestione amministrativa dell'Università», motivo per il quale entrambe le parti hanno deciso di mettere fine al mandato di Erez.
LUGANO - Anche quest'anno all'Università della Svizzera italiana (USI) è Dies academicus. La tradizionale celebrazione, giunta alla sua 26esima edizione, si è svolta questa mattina presso l’Aula magna del Campus Ovest di Lugano. L'istituto chiude così un importante capitolo, accomiatandosi dal rettore Boas Erez, il cui mandato avrà fine domani. La decisione, annunciata già due settimane fa, è stata motivata da divergenze di vedute con il Consiglio dell'USI.
«Grandi risultati, ma restano le discordie» - Nel suo saluto di benvenuto, la Presidente del Consiglio dell’Università Monica Duca Widmer ha messo in rilievo la progressione in ambito accademico dell’USI sotto la guida del Professor Erez. Dal 2016, l’USI è infatti cresciuta da diversi punti di vista: numero di studenti (da 2'862 a 3’922), personale accademico (da 917 a 1’108), numero di istituti (da 19 a 24) e fondi di ricerca competitiva (da 21,9 a 29,4 milioni di CHF). «Boas Erez, con la sua squadra, ha portato l’USI a ottenere ottimi risultati in campo accademico, e di questo l’Università della Svizzera italiana è grata», ha continuato la Presidente. «Restano le divergenze di vedute con il Consiglio dell’USI sulla gestione amministrativa dell’Università», ha sottolineato però Duca Widmer, «che hanno portato alla decisione consensuale di terminare con anticipo il suo mandato quale Rettore, all’apice dei risultati dell’ateneo in ambito accademico».
L'USI «oltre i numeri» - È spettato poi al Rettore dell’USI Boas Erez, al suo ultimo appuntamento in questa funzione, ricordare che l’USI sta rispondendo compiutamente alla propria missione di formazione, ricerca e contributo alla crescita sociale, economica e culturale del territorio. L’USI è ben presente nei principali ranking internazionali ed è ormai inserita a pieno titolo nel sistema accademico svizzero: ne è riprova, ha indicato il Rettore, il recente rinnovo dell’accreditamento da parte del Consiglio svizzero di accreditamento. Al di là dei numeri e delle attestazioni, ripercorrendo le tappe principali che hanno caratterizzato il suo mandato e riallacciandosi ai precedenti Dies, Boas Erez ha tenuto però a sottolineare soprattutto «quello che più importa», quello che informa e dà significato a quei numeri e a quelle attestazioni: l’importanza delle voci dei membri dell’Università e dell’Università come attore vivo e presente nella comunità; la vocazione dell’USI quale via per il futuro, quello dei suoi studenti e ricercatori, della regione in cui opera, dei propri collaboratori; l’Università come speranza, con i suoi studenti e le loro idee, con le sue iniziative sul territorio, con i suoi progetti capaci di offrire un’alternativa alla sfiducia e contribuire a proporre una società più inclusiva e plurale; l’Università come energia per affrontare sfide quali sostenibilità e digitalizzazione consapevole; l’Università come una realtà presente nella Svizzera italiana, da Airolo a Mendrisio, e insieme a cui la Svizzera italiana – e non solo – potrà continuare a «fare conoscenza».
Premi e riconoscimenti - Al termine della cerimonia, come da tradizione, sono state conferite le onorificenze. Il Credit Suisse Award for Best Teaching è andato a Laura Pozzi, Professoressa ordinaria presso la Facoltà di scienze informatiche, «per la qualità dell’insegnamento».
Lorrie Faith Cranor, professoressa di Informatica e di Ingegneria e politiche pubbliche presso la Carnegie Mellon University, ha ricevuto il Dottorato honoris causa in Scienze informatiche su proposta dell’omonima Facoltà. Roxana Mehran, professoressa presso il Mount Sinai Hospital di New York, ha ricevuto il Dottorato honoris causa in Scienze biomediche su proposta dell’omonima Facoltà.
L'arte nelle cicatrici - Grazie alla collaborazione con il Museo delle Culture di Lugano, in Aula magna è stato presentato al pubblico un piccolo capolavoro della Collezione Montgomery: una bottiglia di ceramica del XVI secolo riparata con la tecnica del kintsugi, fra le opere dell’esposizione temporanea «Japan. Arts and Life», in mostra a Villa Malpensata fino all’8 gennaio 2023. Il kintsugi, anche conosciuto come “l’arte delle preziose cicatrici”, è una tecnica di restauro in cui le fratture e le lacune dei manufatti sono ricoperte da una lacca dorata, con motivi adatti a generare la più alta armonia delle parti. Il manufatto così restaurato mantiene la sua essenza e la sua storia, pur rinnovandosi e acquisendo pregio proprio grazie alle sue “cicatrici”.
La cerimonia è stata accompagnata dagli intermezzi musicali dei chitarristi luganesi di fama internazionale Stefano Romerio e Roberto Pianca, che hanno suonato quattro brani jazz.