Davanti alla Severstal di Manno è stato inscenato un sit-in per chiedere più fermezza nell'applicazione delle sanzioni.
A capo dell'azienda vi è l'oligarca russo Alexey Mordashov, «le cui fortune vengono occultate grazie alla finanza off-shore ben radicata in Svizzera e in Ticino».
MANNO - Azione di protesta, questa mattina, davanti alla Severstal Export di Manno. A organizzarla è il Comitato contro la guerra in Ucraina, «in solidarietà con la popolazione ucraina», ma anche «con gli oppositori di Putin in Russia».
Occultamento di capitali - L'azienda con sede nel Luganese è stata scelta per il sit-in perché a capo di questo «colosso dell'acciaio» vi è l'oligarca Alexey Mordashov, uno degli uomini più ricchi della Russia, ma i cui capitali sarebbero stati occultati in modo illecito. Parte del suo patrimonio, valutato in oltre 20 miliardi di dollari, sarebbe infatti stato trasferito alle Isole Vergini attraverso azioni intestate alla madre dei suoi figli, che attualmente non è oggetto di alcuna sanzione.
Mordashov insomma è sì finito sulla black list della SECO - non può più mettere piede in Svizzera ed è oggetto di provvedimenti di carattere finanziario -, ma per i manifestanti non è cambiato granché: «Ancora una volta la finanza off-shore ci rivela che il suo scopo unico è permettere a persone molto ricche, oligarchi russi in questo caso, di occultare le proprie fortune».
«Più fermezza e rigidità» - Anche il nostro Cantone, inoltre, sarebbe inerme davanti alla situazione: «A tutt’oggi - spiega il Comitato - non sappiamo ancora quali misure il Ticino abbia preso nei confronti di questo oligarca e dell'azienda. Non sappiamo se gli averi della controllata luganese siano stati congelati e a quanto ammontano. Sappiamo per contro che gli uffici sono aperti, ma che i dipendenti non possono parlare con nessuno delle sanzioni. “No comment” è quello che devono dire a chiunque richieda informazioni».
Il Consiglio di Stato, rispondendo in questo senso a una interpellanza parlamentare inoltrata negli scorsi giorni, ha confermato che la ditta Severstal Export non fa parte dell’elenco delle aziende sanzionate dalla SECO.
«Sanzioni, non teatrini» - Di conseguenza, secondo gli organizzatori del sit-in, «la Svizzera non è un Paese neutrale in questa guerra». Non lo è non solo per i patrimoni occultati, ma anche perché è ormai diventata «un luogo privilegiato dove vengono effettuate transazioni miliardarie per la compravendita petrolio russo e di materie prime». Come alla Severstal Export di Manno. «Permettere alla Russia di Putin di continuare a fare affari tramite ditte presenti in Svizzera, significa negare al popolo ucraino la solidarietà di cui ha bisogno. A poco servono le dichiarazioni di denuncia dell’aggressione, se poi non seguono efficaci e decise misure per ridurre il più possibile queste transazioni economiche, fonti importanti per finanziare questa guerra».
Le rivendicazioni del Comitato contro la guerra in Ucraina: