Imposta parrocchiale: diversi nuovi abitanti non la pagano. Snobbando richiami e solleciti.
Carlo Zanolari, presidente del consiglio parrocchiale: «Molte persone arrivano da Comuni in cui questa tassa non c'è. E si domandano perché qui debbano pagarla. Noi vorremmo solo più rispetto».
GIUBIASCO - Ricevono inizialmente una raccomandata, con l'iscrizione al catalogo tributario ed elettorale della parrocchia. In seguito alla quale possono richiedere lo stralcio dall'albo. In caso di mancata reazione, arriva la fattura. Poi un richiamo, poi un sollecito. Ignorati per un motivo o per l'altro. E a quel punto scattano i precetti esecutivi. Il caso di Giubiasco è emblematico di come da alcuni cittadini venga interpretata l'imposta parrocchiale. «La popolazione oggi è molto mobile – sottolinea Carlo Zanolari, presidente del consiglio parrocchiale –. Ogni anno arrivano tra le 500 e le 600 persone a Giubiasco. Il problema nasce da lì».
Una questione di equità – Persone a cui verso febbraio viene recapitata la raccomandata. Nel testo c'è anche scritto cosa si deve fare se non si vuole pagare quella specifica imposta. «Sì può, appunto, chiedere lo stralcio dall'albo parrocchiale. Entro fine marzo. E non siamo poi così severi. Permettiamo anche che ce lo comunichino via email. Fino a qualche anno fa si accettava che uno non pagasse e amen. A un certo punto ci siamo detti che non era giusto nei confronti di quelli che invece davano il loro contributo».
«Una somma di circa 100 franchi» – I precetti legati all'imposta parrocchiale a Giubiasco sono oltre una trentina all'anno. «Assurdo se si pensa che di solito la somma da pagare si aggira attorno ai 100 franchi – precisa Zanolari –. E che rischia inutilmente di raddoppiare tra una spesa e l'altra in caso di precetto. Eppure c'è una certa indifferenza. Credo sia anche dovuta al fatto che molta gente arrivi da località in cui l'imposta parrocchiale non c'è. In Ticino, contrariamente a quanto accade in altri Cantoni, siamo solo in una quarantina ad averla».
«Arrivando qui, non capiscono» – Nella maggior parte delle località ticinesi, infatti, le parrocchie vivono grazie a un contributo del Comune o della Diocesi, o grazie ad altre entrate. «I cittadini dunque non ricevono nulla da pagare direttamente dalla parrocchia. E quindi arrivando a Giubiasco, non capiscono perché qui invece debbano pagare un'imposta che altrove non c'era».
«Un grosso fastidio burocratico» – Zanolari non ne fa un dramma. Però invita la popolazione al rispetto. «Se ci diamo la pena di mandare ogni anno tutte quelle raccomandate, ci vanno via anche tempo e soldi. Ogni nuovo cittadino di età superiore ai 16 anni riceve una raccomandata di questo tipo. È tutto ben spiegato. Con precise disposizioni anche per chi vuole essere stralciato in tempo utile. Più di così non possiamo fare. L'imposta parrocchiale a Giubiasco, che oggi conta oltre 6.000 parrocchiani, c'è dalla fine degli anni '30 quando si è deciso di separare autorità comunale e Chiesa. Per noi questa situazione rappresenta un grosso fastidio burocratico, siamo noi a dovere andare all'Ufficio esecuzioni poi... Sprechiamo un sacco di energie per correre dietro alla gente».