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LUGANOBignasca riassume (frontalieri)

03.06.22 - 06:30
Metà dei dipendenti dalla storica ditta di famiglia traslocano, armi bagagli e permessi G, in una nuova società
tipress
Bignasca riassume (frontalieri)
Metà dei dipendenti dalla storica ditta di famiglia traslocano, armi bagagli e permessi G, in una nuova società
No comment da parte di Boris Bignasca. Intanto la Bilsa Sa «prosegue nella sua dismissione graduale e sta pagando i debiti». Ma per Locatelli (Ocst) è «poco etico»

LUGANO - Per una porta mezza chiusa, una finestra semiaperta. A dicembre scorso i dipendenti della Bilsa Sa sono stati convocati per una riunione "di crisi": la storica ditta edile fondata dai defunti Giuliano e Attilio Bignasca scricchiolava. Nei giorni seguenti alla stampa è stata confermata la decisione di chiudere i battenti. 

Fine della storia? Nì. In realtà al termine della riunione alcuni dipendenti sarebbero stati chiamati in disparte dalla direzione. «Partiamo con un'altra ditta, sei dei nostri se vuoi». La proposta, raccontano alcuni interessati, è stata accettata da una decina di dipendenti. Non è stata menzionata agli altri lavoratori e nemmeno ai giornali: l'amministratore Lukas Bernasconi attribuì in un'intervista la scelta di chiudere alle «prospettive sempre meno rassicuranti» dell'edilizia in Ticino.  

Lontano dai riflettori ad aprile alcuni cantieri della ditta "senior" sono stati rilevati da una società "junior", la Beta Costruzioni Sa fondata a novembre dal deputato Boris Bignasca. Stessi lavori, stessi lavoratori, o almeno in parte. Il capogruppo leghista in Gran Consiglio, figlio del fondatore del Movimento di via Monte Boglia, al telefono ha preferito non commentare. Ma stando a informazioni raccolte sui cantieri da tio.ch/20minuti e confermate da più fonti, la maggioranza dei dipendenti nella nuova azienda sarebbero frontalieri. 

Il reclutamento di lavoratori non residenti da parte della famiglia Bignasca non è una novità, almeno da quando la trasmissione Le Iene di Mediaset dedicò all'argomento un controverso servizio nel 2016. E non è un problema per gli interessati: «Le paghe sono buone» assicura un lavoratore che chiede di restare anonimo. Il resto, dice facendo spallucce, «è politica». 

Per i sindacati a cui sono iscritti alcuni dei lavoratori, il problema è un altro. La legge non vieta di chiudere un'azienda e aprirne una nuova: ma "svuotare" una ditta prima di aver pagato gli oneri sociali sarebbe «poco etico» secondo Paolo Locatelli dell'Ocst. «Ci si ripulisce l'immagine scaricando i propri debiti sulla collettività».

La Bilsa ha dichiarato che farà fronte a «tutti i suoi impegni» prima di chiudere gradualmente i battenti. All'inizio dell'anno scorso l'estratto delle esecuzioni riportava debiti per oltre un milione di franchi, di cui 950mila pagati o pignorati e il resto oggetto di opposizioni. Nei primi mesi del 2022 l'azienda ha pagato circa la metà degli oneri sociali dovuti per l'anno precedente. «Tutto sta procedendo come previsto e la dismissione verrà terminata in autunno con il pagamento di tutte le pendenze» assicura il direttore Bernasconi. Per quanto riguarda i frontalieri, anche lui preferisce non commentare.  

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