Il presidente del Slsi (ex Tisin) torna ad attaccare Unia e Ocst: «Firmano contratti al ribasso»
LUGANO - La "guerra" dei sindacati continua. Da una parte gli storici Ocst e Unia, dall'altra il neonato e già defunto "Tisin". Con un nuovo nome (Sindacato libero della Svizzera italiana, Slsi) tocca oggi a quest'ultimo sferrare l'attacco nei confronti dei "colleghi" più anziani.
Da una parte viene denunciata la «vergognosa campagna di disinformazione propagandistica orchestrata, con rozza arroganza, da funzionari UNIA e OCST, col fine di infangare e delegittimare gli altri e nel contempo consolidare una situazione di oligopolio sindacale da loro controllata, che ha determinato le loro fortune economiche, sindacali e politiche».
Dall'altra Slsi risponde chiedendo all’Ufficio dell’Ispettorato del lavoro cantonale di fare «chiarezza su tutti i contratti collettivi sottoscritti, in deroga alla Legge sui salari minimi, nel quadro cantonale dai sindacati».
Secondo il fu Tisin, alla cui presidenza siede ora Nando Ceruso, per ragioni di equità l’Ispettorato del lavoro deve rendere pubbliche le scale salariali di tutti i contratti collettivi sottoscritti a livello cantonale dai sindacati. «L’aver focalizzato l’attenzione su un unico CCL di cui Slsi è partner contrattuale e al quale sono assoggettate solo sette imprese - viene sottolineato nel comunicato -, appare estremamente riduttivo e palesemente sospetto, rispetto alla moltitudine di aziende che sottostanno a contratti collettivi sottoscritti da altri sindacati, nei quali figurano tabelle salariali ben al di sotto dei minimi previsti dalla legge».
La polemica, insomma, è servita. Per Slsi, sarebbero proprio Unia e Ocst a voler «distrarre l’attenzione dai veri problemi che ruotano attorno ai CCL e alla legge che agevolano situazioni contrattuali al ribasso (una sorta di immunità alla legge) anche a importanti aziende che non solo non sono in difficoltà, ma fanno utili milionari».