L'inflazione pesa su bar e ristoranti. Massimo Suter (GastroTicino) spinge per adeguare i prezzi
LUGANO - Due franchi. Due e 20 al massimo. Il prezzo del caffè è fermo da vent'anni in Ticino. Ma l'inflazione pesa anche sui bar e sulle caffetterie, e non è escluso che finisca col rendere il bicchiere più amaro per i consumatori.
A invocare un adeguamento dei menù è il presidente di Gastroticino Massimo Suter, che in un'intervista alla SRF si è detto favorevole a un aumento per compensare gli esercenti dei maggiori costi di gestione. «Sono aumentati moltissimo negli ultimi mesi. Non possiamo evitare un adeguamento» ha detto il vice-presidente di GastroSuisse all'emittente svizzerotedesca.
Il motivo principale dei prezzi bassi del caffè in Ticino, naturalmente, è la vicinanza culturale all'Italia. «Il caffè lì costa un euro, quindi in Ticino non può costare più di due franchi. Ma questa valutazione è ferma alla realtà di 20 anni fa e non è più sostenibile». Il gap con il resto della Svizzera è notevole: sempre secondo un'inchiesta condotta alcuni anni fa dalla SRF, il prezzo medio di un caffè a livello nazionale è di 4,08 franchi: oltre Gottardo un espresso può costare da 3 a 5 franchi, con punte di 7 franchi a Zurigo.
Per Suter un prezzo di 3 franchi anche in Ticino sarebbe adeguato ai tempi. Un aumento di circa il 30 per cento che non va molto a genio ai consumatori intervistati dalla SRF: c'è chi dice di essere pronto a rinunciare al rito del caffè al bar, se la proposta di Suter diventasse realtà. «Normalmente in una giornata fuori casa consumo anche tre caffè. Sono un sacco di soldi». Ai baristi invece l'idea non dispiace, a patto che venga messa in pratica da tutti.