In Ticino ci sono sette giacimenti di gas. Greta Gysin: «Finiamola di guardare al passato, il futuro è a zero emissioni»
LUGANO - Produrre gas direttamente in Ticino. Un’utopia oppure una possibile realtà futura? Hanno fatto il giro della Svizzera le parole dell’ex imprenditore Pietro Oesch il quale in un’intervista al Tages Anzeiger ha anticipato che, se le autorità competenti lo supporteranno, sarà in grado - insieme ad altri imprenditori - di produrre gas naturale in Svizzera a partire dalla fine del 2025.
Molti non sanno che in Ticino ci sono sette giacimenti di gas, secondo quanto riferisce l’Ufficio federale di topografia. Sono quelli di Ponte Faloppia a Pedrinate, Bagni di Stabio, Casoro a Figino, Gasparotto lungo il fiume Vedeggio all’altezza dell’aeroporto, al lido di Magadino, al lido del centro sportivo di Tenero e Cimalotto a Campo Vallemaggia.
Temporalmente incompatibile - Abbiamo chiesto direttamente all’AET quanto sia realmente fattibile produrre gas direttamente in Ticino. «La possibilità di ottenere successo da un ipotetico sfruttamento industriale è tuttora da dimostrare - ci dice Pietro Jolli, responsabile della comunicazione di AET - oltretutto per l’estrazione di gas dal sottosuolo occorrono procedure che durano anni, a fronte di una richiesta urgente già per il prossimo inverno. Si tratta di orizzonti temporali incompatibili».
Un futuro a zero emissioni - Scettica sull’impresa è anche Greta Gysin, Consigliera nazionale dei Verdi: «Sarebbe davvero ora che tutti guardassero al futuro, anziché al passato. Il gas, anche se a chilometro zero, rimane un’energia fossile non rinnovabile, ad alta emissione di CO2 e l’obiettivo oggi deve essere quello delle zero emissioni».
In uno studio che risale ormai al 2012 effettuato nel Mendrisiotto - dove si trovano due giacimenti - e pubblicato da AET, risulta che la profondità e la complessità strutturale rendono particolarmente difficoltosa l’individuazione di eventuali depositi di gas adatti al suo stoccaggio, per cui AET aveva ritenuto ingiustificato il proseguimento delle ricerche in quest’ambito.
Clienti preoccupati per l'aumento dei prezzi - Mentre il dibattito sulla penuria di gas si accende, arriva anche il grido di allarme del presidente di Swissgas, André Dosé, che proprio ieri dalle colonne della Nzz ha detto che «la situazione è grave» e che la Svizzera «potrebbe trovarsi senza gas in inverno». Intanto il combustibile continua ad aumentare di prezzo ed è destinato costantemente a salire nei prossimi mesi, data la continua diminuzione dell’offerta. La preoccupazione è tangibile tra i clienti, come si conferma l’AET. «I clienti stanno in parte ritardando l’acquisto dell’energia nella speranza che i prezzi tornino a livelli inferiori. Si tratta di una strategia dall’esito incerto che potrebbe rivelarsi errata».
Sugli investimenti futuri c’è chi, come Greta Gysin, ha le idee chiare: «Si dovrebbe investire in centrali di teleriscaldamento, come quella di Gruyère Energie, che producono calore per un migliaio di edifici della regione a un prezzo di 12-14 centesimi al kwh». La Consigliera nazionale dei Verdi affossa infine anche la tesi espressa da Annalisa Manera, ingegnere nucleare dell’ETH, che invitava a puntare sulle centrali nucleari e non solo sulle energie rinnovabili. «Oltre a essere rischiosa e costosa - contrattacca Gysin - non riduce la dipendenza dall’estero ed è da 50 anni che si cerca un sito sicuro dove depositare le scorie radioattive. Inoltre il popolo si è già espresso tramite una votazione».