Il primo romanzo dello scrittore Davide Rigiani è stato scelto tra una cinquantina di opere.
Il premio letterario Giuseppe Berto, che quest'anno verrà consegnato a Capo Vaticano, è uno dei più prestigiosi d'Italia.
CAPO VATICANO - Il ticinese Davide Rigiani con "Il Tullio e l'eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino" (Minimum Fax) è tra i cinque finalisti del premio "Giuseppe Berto" 2022.
Assieme a Rigiani sono stati selezionati Valentina Della Seta con "Le ore piene" (Marsilio Romanzi), Gaia Giovagnoli con "Cos'hai nel sangue" (Nottetempo Edizioni), Edoardo Pisani con "E ogni anima su questa terra" (Castelvecchi) e Fosca Salmaso con "Mia sorella" (Il Saggiatore).
Spetta quest'anno a Capo Vaticano in provincia di Vibo Valentia (Calabria), a casa dello scrittore Giuseppe Berto, il 10 settembre ospitare la cerimonia di premiazione 2022. Il premio, infatti, gode dell'alternanza annuale tra i due luoghi elettivi dello scrittore: Mogliano Veneto, dove è nato, e Capo Vaticano dove ha scritto alcuni dei suoi capolavori, "Il Male Oscuro" e "La Gloria".
Una partecipazione corale da parte dell’editoria italiana, quella di questa edizione: oltre 50 le opere pervenute e 38 le diverse case editrici partecipanti attraverso i loro scrittori esordienti; la vocazione del Premio, sin dalla prima edizione, nel nome di Giuseppe Berto, rimane saldamente ancorata alla scoperta di nuovi talenti letterari, affermandosi in tal modo, dal 1988 in poi, come uno dei premi letterari più prestigiosi d'Italia.
Davide Rigiani è nato a Lugano e vive a Sarzana, in Liguria. Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino, il suo primo romanzo, ha ricevuto la Menzione speciale del Direttivo del Premio Calvino.
La sinossi del libro - I Ghiringhelli sono una strampalata famiglia italosvizzera che abita nel Canton Ticino, in una casa piena di gatti che si chiamano come avverbi o congiunzioni. La signora Ghiringhelli è una donna imperturbabile e pragmatica che lavora nella sede luganese della Banca d'Elvezia, il signor Ghiringhelli è un poeta avanguardista che traduce in quartine guide e manuali d'istruzioni, la figlia grande è un'adolescente sempre imbronciata. E poi c'è il Tullio. Il Tullio fa la quinta elementare, ed è un bambino timido e silenzioso, che cerca di passare inosservato. Ma nella sua smisurata immaginazione vive e pulsa un'intera città popolata da supereroi, alieni, piante carnivore parlanti, Roger Federer, cavalieri medievali e tutto quello che può abitare la fantasia di un bambino di dieci anni. Il Tullio presta più attenzione a loro che ai maestri, ragion per cui a scuola va così così. Ma una sera trova un eolao, e se hai un eolao non puoi proprio passare inosservato. Tra superlativi iperbolici, girondi stornati e animali fantastici, sui sentieri dell'assurdo tracciati da Gianni Rodari, Pennac e Vonnegut, dai film di Wes Anderson o dai fumetti di Calvin & Hobbes, Rigiani ci ricorda che felice e sovversiva sarabanda possa essere la letteratura. Un gioco spericolato con la lingua, una trovata esilarante, la messa a soqquadro di quella metafora dell'ordine universale che è la Svizzera.