La Procura di Milano ha chiesto l'interdizione per due istituti bancari elvetici (e un sequestro di 23,5 milioni)
Le due banche non avrebbero fatto nulla per prevenire delle pratiche di riciclaggio da parte di dirigenti, per conto di evasori italiani
LUGANO/MILANO - Geograficamente distano parecchio, ma un servizio apparentemente offerto ai clienti italiani da alcuni dirigenti di due istituti di credito svizzeri (con filiali a Lugano) ha avvicinato parecchio la Svizzera e le Bahamas.
Stiamo parlando di riciclaggio di denaro e di evasione fiscale, poiché la procura di Milano ha oggi chiesto di interdire (ed è la prima volta per delle banche svizzere) dallo svolgere attività bancarie due istituti elvetici (Cramer & Cie Sa e la Reyl & Cie Sa) per «responsabilità amministrativa» nel non aver prevenuto «i riciclaggi attuati da propri dirigenti», in ciò che si è rivelato essere una vera e propria «politica di impresa tossica» normalizzatrice «di pratiche illecite».
Lo rende noto il Corriere della Sera, annunciando che è stato anche disposto il sequestro in Svizzera di 23,5 milioni di euro alle due banche.
«Un servizio per i clienti evasori fiscali»
Cosa facevano, nel dettaglio? Due dirigenti ed un consulente delle succursali luganesi degli istituti sono accusati di aver «erogato una sorta di servizio riciclatorio in favore dei clienti evasori fiscali italiani». Almeno, così lo ha definito il pm italiano Paolo Storari.
In altre parole, visto che si è cominciato a parlare di scambio di informazioni tra Italia e Svizzera per quanto riguarda l'evasione fiscale, ai clienti italiani che avevano bisogno di ritirare soldi dai loro conti in questi istituti è stato permesso di trasferire questi conti presso le filiali alle Bahamas ed effettuare prelievi in Svizzera, ma ufficialmente come se ci si trovasse nello Stato insulare centroamericano.