Uno studio sullo stato dei castagni monumentali in Ticino rivela i cambiamenti intervenuti nell'arco di 20 anni.
Lunghi periodi di siccità e l'incuria sono le cause del loro declino
BELLINZONA - La canicola fa sentire i suoi effetti anche su una specie di pianta che è parte integrante della cultura ticinese: il castagno. I lunghi periodi di siccità sono infatti una delle due cause - l'altra é l'abbandono - che possono accelerare l’invecchiamento di questa pianta.
Proprio oggi sono stati resi noti i dati di uno studio sullo stato dei castagni monumentali nel cantone e sui cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi 20 anni. C'è anche il perdurare della siccità fra i fattori sfavorevoli che ne alimentano il declino.
La conferma arriva da Patrik Krebs, collaboratore scientifico dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL): «In certi casi gli eventi siccitosi più severi possono causare l’avvizzimento della chioma e persino la morte di queste piante».
Verso il 2002 il ricercatore Krebs ha raccolto dati sulla distribuzione, lo stato di salute e la stabilità strutturale di oltre 300 grandi castagni in Ticino e nel Moesano e ha redatto un inventario molto apprezzato. Un ventennio dopo, Caterina Beffa - studentessa di master presso il Politecnico federale di Zurigo - ha rivisitato circa un terzo di questi alberi inventariati (101 per l’esattezza) per studiare come è cambiata la loro salute da allora e da cosa sono dipesi tali cambiamenti. Risultato? Oltre due terzi degli alberi (il 67%) hanno subito un declino della salute generale rispetto al primo inventario, il 26% ha conservato lo stato di salute iniziale e solo il 7% ha beneficiato di qualche miglioramento in tal senso.
Quasi un quinto degli alberi, ossia 19 su 101, sono morti, perlopiù a seguito di gravi cedimenti strutturali. Cedimenti causati perlopiù dall'abbandono.
«La mancanza di gestione delle selve castanili è certamente una delle cause principali di questi crolli - spiegano i ricercatori del WLS - infatti i vecchi alberi abbandonati subiscono la concorrenza di quelli più giovani, perdono quindi vitalità, e non beneficiando di alcuna potatura hanno sovente chiome troppo alte e sbilanciate che possono facilmente crollare con la spinta del vento o il peso della neve».
In Ticino ci sono quasi 4'000 ettari di selve castanili, ma gran parte di questi castagneti versa in uno stato di abbandono. Trattandosi di un'area così vasta «risulta impossibile recuperare l'intero patrimonio» afferma Krebs. Che aggiunge: «Gli interventi di salvaguardia si concentrano principalmente sulle aree di maggiore pregio».
Sul patrimonio di conoscenze che lo studio effettuato all'inizio del secolo aveva ingenerato, ha posato le basi la nuova ricerca comparativa di cui sono appena stati resi noti i risultati.
«Per valutare lo stato di salute degli alberi, che possono avere età anche superiori ai 500 anni, Caterina Beffa ha raccolto dati relativi al volume e al vigore della chioma come pure alle condizioni della corteccia. Mentre la maggior parte dei castagni monumentali sopravvissuti mostra un lento accrescimento della circonferenza con un valore medio di circa 1 cm all’anno, vi sono anche parecchi individui che sorprendentemente hanno subito riduzioni anche importanti del volume del tronco. Questo - precisa Krebs - soprattutto a seguito di scosciamenti delle branche inferiori che cedendo hanno divelto e squarciato le parti di tronco sottostanti».
Lo studio di Beffa «dimostra che la competizione con altre piante può influire sulla stabilità e la salute dei castagni più vecchi e che la rimozione di alberi concorrenti ha un effetto positivo» spiega ancora il collaboratore scientifico del WLS. «Anche la potatura selettiva dei rami morti o destabilizzanti può incrementare notevolmente le speranze di sopravvivenza dell’albero poiché permette di ridurre il pericolo di cedimenti strutturali. Inoltre queste potature, se ben eseguite, possono concentrare e risvegliare le forze vitali dell’albero soprattutto a livello delle parti strutturali più sane e più basse».
Il rischio maggiore che queste piante secolari corrono è dunque l'incuria. «Gli alberi sui pendii o lontani dai villaggi sono spesso lasciati a se stessi. Perlomeno nelle zone più accessibili, se si vuole ottenere un certo miglioramento, è importante eseguire interventi regolari di potatura e risanamento» suggerisce Beffa. Che raccomanda di non abbandonare la cura degli alberi di castagno «per preservarli come patrimonio culturale e promuovere la biodiversità».