Nuovo acquisto da 19 milioni nel capoluogo lombardo. L'immobiliarista ticinese non teme la crisi
LUGANO - Stefano Artioli risponde al telefono da un non precisato punto del Mediterraneo: è in mare aperto, ma afferma di essere «in riunione». Ci risentiamo più tardi? «Dipende dall'argomento». L'intervista sarebbe sui trend del mercato immobiliare e su un recente acquisto messo a segno dal gruppo Artisa: 19 milioni di euro, 2.800 metri quadri in centro a Milano. Ma il costruttore ticinese è ben lontano da affari e cantieri. «Passo sei mesi all'anno in vacanza - dice - quando torno mi dicono cosa è successo».
Non si capisce bene se in questo semestre Artioli abbia lavorato o no. Intanto l'inflazione in Europa è salita all'8 per cento, i tassi della Fed al 2,5, l'indice della bolla immobiliare di Ubs (Swiss Bubble Index) a 1,47. L'imprenditore però non sembra preoccupato. «Quando i miei - i collaboratori, ndr. - mi chiamano e dicono che ci sono problemi, rispondo: sono problemi vostri».
A 61 anni il bellinzonese è tra gli immobiliaristi più importanti del Ticino, di sicuro il più conosciuto. L'azienda di famiglia (fondata nel 1968 dal padre Franco) vanta un patrimonio immobiliare di 535 milioni in cinque paesi. Solo nel capoluogo lombardo negli ultimi due anni ha investito qualcosa come 230 milioni di euro e ha progetto nuove acquisizioni.
«La pacchia è finita ma questo non significa che ci si debba fermare» spiega il costruttore. «Negli ultimi anni il settore delle costruzioni ha beneficiato di condizioni finanziarie eccezionali. Non poteva durare per sempre». Con i "suoi" - tra cui il figlio Alain, ora alla guida del gruppo - Artioli usa spesso una metafora culinaria: «Ci siamo abituati a mangiare filetto. Ora ci tocca l'entrecôte. Ma non significa che dobbiamo fare sciopero della fame, e diventare paranoici».
Restando nella metafora, la previsione del "re" del mattone ticinese è che «entro un anno possiamo tornare a permetterci fesa di vitello» ossia «che il settore si riallineerà e tornerà a tassi nella media, al 4 o 4 e mezzo per cento». Il rischio di una bolla immobiliare «non esiste» in Svizzera e in particolare in Ticino, parola di Artioli. «Il mattone rimane un bene rifugio, anche se non avremo più la corsa al rialzo a cui si è assistito durante la pandemia».
Il vento in poppa per Artioli potrebbe soffiare, in futuro, proprio da Milano dove il mercato immobiliare «continua a correre come non mai», e questo spiega le nuove acquisizioni. Il 61enne non entra nei dettagli: «Ormai sto tirando i remi in barca» confida. La tempesta sul continente se la gode «in mare aperto tra Costa Azzurra, Spagna e Italia» e non poteva trovare momento migliore. La riunione? «Non la faccio più. Mai fidarsi degli imprenditori che parlano di grandi impegno. Sono tutti al mare o in montagna in realtà».
«Mercato in espansione» - Un piccolo grattacielo di 14 piani in via Turati, a due passi dal "quadrilatero della moda". Un palazzo per uffici nella stessa via e un altro in via Bagutta (sei piani di negozi e uffici, prezzo: 35 milioni). Più circa 390 appartamenti da affitto breve divisi tra i Navigli e viale Monza, e il progetto di un palazzo per uffici nel quartiere Romolo. C'è un bel po' di Ticino sotto la Madonnina, sono oltre 60mila i metri quadri di suolo milanese di porprietà di Artisa. «È un mercato in espansione» spiega il country manager Matteo Monferini. In due anni il gruppo ha investito 230 milioni e in futuro investirà «soprattutto sulle residenze per anziani», un settore che «in Italia ha ampi margini di migliora