Sono arrivate le sentenze per gli imputati: si va dagli otto mesi sospesi ai 32 mesi da scontare
LUGANO - Le sei persone (tra cui due ticinesi) che sono finite a processo a Lugano con l'accusa di aver incassato in modo fraudolento circa 850mila franchi dalla Confederazione (in aiuti Covid) sono state tutte condannate, seppur le pene impartite siano piuttosto differenti tra loro.
La decisione sulle sentenze - come riportato dalla Regione - è stata pronunciata questa mattina dal giudice Amos Pagnamenta, che ha definito «grave» il fatto di aver consapevolmente abusato degli aiuti di Stato in un momento difficile e di crisi.
Per fare incetta di sussidi, lo ricordiamo, i membri di questa "banda dei crediti" Covid hanno truccato (con l'aiuto di un avvocato) i bilanci di alcune aziende compiacenti, gonfiandone la cifra d'affari. Una truffa per cui gli imputati cercavano aziende in Ticino, in Romandia e nella Svizzera tedesca.
Le pene decise oggi dalla Corte partono dagli 8 mesi sospesi e raggiungono i 32 mesi di carcere da scontare. Quest'ultima condanna, in particolare, riguarda l'avvocato 60enne considerato la mente della banda e l'ideatore della truffa.
Per quanto concerne i due ticinesi, la Corte ha inflitto una pena detentiva di otto mesi sospesa al consulente assicurativo che avrebbe portato la truffa a sud delle Alpi, mentre il proprietario di una ditta del Bellinzonese che si era prestato alla truffa è stato condannato a 12 mesi pure sospesi per due anni.