Tra timori, tagli e recriminazione: parola a chi si oppone a un taglio definito «scandaloso».
Giorgio Fonio: «La manifestazione di oggi conferma quanto il personale sia esasperato».
BELLINZONA - I dipendenti statali scendono oggi in strada a Bellinzona per protestare contro i tagli alle pensioni: il lungo corteo è iniziato alle 17.30 dalla stazione ferroviaria e arriverà fino a Piazza Governo, dove i partecipanti (tra cui ad esempio docenti, funzionari dell'amministrazione, e agenti di polizia), esprimeranno le loro rivendicazioni.
Nel corso della giornata, però, manifestazioni di protesta hanno già avuto luogo, in particolare nelle scuole.
«Ci siamo organizzati, spinti dal comitato denominato Rete di Difesa delle Pensioni (ErreDiPi), per protestare contro l'ennesimo taglio al settore pubblico» spiega a Tio/20 Minuti Sara Iadarola, Vice presidente Collegio Docenti SCC, Bellinzona. Nello caso specifico la manifestazione si è concretizzata in una riunione di fronte all'atrio dell'istituto durante la quale sono stati imbracciati striscioni recitanti vari slogan, alcuni anche ironici: "Non basta neanche per stare a guardare i cantieri!, oppure "-40% in 15 anni? Neanche con la weight watchers", e via discorrendo. Scene simili si sono però viste anche - ad esempio - ai Licei di Lugano e Bellinzona.
Tra gruppi, sindacati e associazioni, un partito che partecipa attivamente alla protesta è l'Mps: «È dal 2012 che l'Mps si sta opponendo a questa politica portata avanti dalla stragrande maggioranza dei partiti presenti in parlamento e dal Consiglio di Stato e che mira a tagliare e peggiorare le pensioni», afferma Matteo Pronzini, da noi contattato, «oggi, con molto piacere, assisto a una giornata di mobilitazione che parte fondamentalmente dal basso, dai dipendenti assoggettati a questa cassa pensioni che, giustamente, protestano per un qualcosa che è a dir poco scandaloso».
Ma cosa chiedono, concretamente, i dipendenti pubblici?
«È contraddittorio pensare di tagliare dei redditi mentre continuano ad aumentare le spese», chiarisce Pronzini, «non dobbiamo dimenticare che l'inflazione di quest'anno, del 3,5%, corrisponde a una perdita di una fetta dello stipendio. Se ci aggiungiamo i tagli delle pensioni vedremo presto la società ticinese diventare ancora più povera di quanto non lo sia già oggi».
«Il Cantone, datore di lavoro per antonomasia, dovrebbe sopperire in qualche modo ai buchi che lui stesso ha causato», dichiara dal canto suo Sara Iadarola. «La colpa non è certo nostra. Io, tra l'altro, ho solo 30 anni e sinceramente già guardo al futuro con timore. Tra stop agli scatti, tagli pensionistici e ulteriori sgambetti a noi donne dopo l'esito della votazione sull'età pensionabile, insomma, siamo abbastanza frastornati».
Samanta Cudazzo (impiegata cantonale presso il Dipartimento delle finanze e dell’economia e membro del sindacato VPOD) mostra invece la prospettiva dei funzionari cantonali, ribadendo che «negli uffici dell’amministrazione cantonale il malumore c’è, e anche tanta preoccupazione. Si teme che il taglio si concretizzi, il secondo in soli 10 anni». Per Cudazzo, «noi teniamo in piedi tutta la macchina amministrativa del Cantone e le motivazioni date per questa ulteriore riduzione delle pensioni non sono sufficienti».
C'è poi anche la polizia. Aldo Zwirkdisch, a nome del gruppo Vpod Polizia, aggiunge alle argomentazioni condivise con gli altri settori che quest'ulteriore taglio «rende impossibile un pensionamento anticipato, ciò che per chi lavora regolarmente a turni non è un lusso, bensì una necessità». Zwirkdisch risponde poi a chi dice che «abbiamo una pensione di lusso? Non è assolutamente più vero, perché paghiamo pesantemente il risanamento della Cassa pensione. Paghiamo quindi tanto per avere delle pessime prestazioni, e questo non ci sta bene».
Infine, partecipa alla protesta anche il settore degli agenti di custodia, il cui portavoce Filippo Poma - che farà un discorso in piazza, come rappresentante del corpo delle guardie - conferma che gli agenti lamenteranno «il taglio delle pensioni (un 20% che va sommato, tra l'altro, al 20% già perso nel 2013), come anche di altri tagli presenti e futuri». Questo anche viste le «condizioni di lavoro peggiori rispetto ai colleghi di altri Cantoni» e in tal senso «non va dimenticato il carovita», visti tutti gli aumenti (casse malati, bollette). Un'altra rivendicazione degli agenti di custodia è poi quella del miglioramento delle indennità (per i turni di notte e nei giorni festivi) che «sono bloccate da anni».
Giorgio Fonio: «La conferma di quanto il personale sia esasperato»
«La manifestazione di oggi, con così tanta partecipazione, conferma come il personale sia ormai esasperato dal sentirsi trattato solo e solamente come uno strumento per risanare le casse dello stato e mai come una risorsa al servizio della comunità», così il segretario regionale dell'OCST, Giorgio Fonio.
Qual è il problema? C'è una soluzione?
«Il Cda della Cassa pensione ha la possibilità di stabilire quelle che sono le prestazioni erogate, mentre il finanziamento di queste prestazioni è a carico del Consiglio di Stato e del Gran Consiglio», ha spiegato questa sera ai microfoni di Radio Ticino Adriano Merlini, Presidente di turno del Cda dell'Istituto di Previdenza del Canton Ticino.
Il problema è che «il tasso di conversione attuale è economicamente insostenibile per la Cassa». Ci sono due possibilità: «Il datore di lavoro può decidere di coprire il buco con dei versamenti, oppure si possono mettere a punto delle misure di compensazione che facciano sì che - malgrado la diminuzione del tasso - le prestazioni pensionistiche erogate non vengano a diminuire, ad esempio con un aumento del salario assicurato».
Per Merlini, comunque, «non si può recriminare nulla alla Cassa perché dal 2013 ha una resa economica molto buona e con costi di gestione bassi. I problemi sono invece legati a delle scelte che sono state fatte dal Gran Consiglio, e che hanno creato degli ammanchi notevoli nelle casse dell'istituto di previdenza».