Il Partito dei verdi liberali all'attacco su aumento premi cassa malati: «situazione non più sostenibile».
MINUSIO - «L’annunciato aumento di quasi il 10% dei premi cassa malati per il 2023 è un nuovo gravoso aumento per moltissime famiglie ticinesi. Il continuo innalzamento dei costi della salute è ormai fuori controllo». Stefano Dias è il co-presidente del Partito dei verdi liberali: la sua compagine critica aspramente la nuova scure economica sanitaria che si abbatterà sui bilanci delle famiglie.
Maggiore trasparenza - «La pandemia COVID-19 ha creato una situazione straordinaria, ma la tendenza all’aumento è in atto ormai da oltre due decenni - afferma a nome del gruppo - e i verdi liberali del Ticino esprimono grande preoccupazione per questa situazione. È necessaria una maggiore trasparenza dei costi: ricordo che la Legge federale sull'assicurazione malattie dice che le assicurazioni private devono garantire un pacchetto di prestazioni di base uguali per tutti».
E invece i premi di base variano enormemente da un assicuratore all’altro, con tendenze di incremento che partendo dal «-1% arrivano al + 13.5% e con premi per l’assicurazione di base (per uguali prestazioni) che mensilmente sfiorano per gli adulti di età superiore ai 26 anni i 650 franchi al mese e franchigia minima (dati DSS). Una differenza del 30% per lo stesso premio di base!».
Per i verdi liberali del Ticino occorre quindi una maggiore trasparenza sui costi delle casse malati e soprattutto il metodo di calcolo dei premi. L’assicurazione di base è obbligatoria per tutta la popolazione: «sussiste quindi un chiaro interesse pubblico nel capire come vengono calcolati i premi - spiega Dias - quali sono le voci di spesa che aumentano e quali costi sono imputabili a costi amministrativi e gestionali degli assicuratori. Se viene chiesto un continuo aumento dei premi alla popolazione - afferma - un altrettanto sforzo di contenimento dei costi deve essere dimostrato anche da parte delle assicurazioni. Il pagamento dei costi della salute non può essere fatto unicamente sulle spalle dei pazienti e dei contribuenti».
Più responsabilità da parte di chi determina il consumo sanitario - E invita a un più alto senso di responsabilità. «Ognuno deve fare la sua parte - dice - evitando esami inutili. Chi determina il consumo sanitario ha una responsabilità nei confronti dell’aumento dei costi e i medici e gli operatori sanitari che prescrivono esami e terapie ospedaliere e ambulatoriali determinano il consumo sanitario. Tutti gli esami, il cui esito non avrebbe effetti sul percorso terapeutico, dovrebbero essere evitati».
Pianificare meglio l'impiego di operatori sanitari - Una riflessione la merita - secondo il co-presidente dei Verdi - la questione del numero degli operatori sanitari impiegati in raffronto alla popolazione. «In questo senso la pianificazione deve tenere in considerazione che un elevato numero di medici e operatori sanitari comporta inevitabilmente anche un maggiore consumo e quindi una spesa più alta. Parallelamente anche il singolo paziente deve essere maggiormente responsabilizzato. Un aumento della quota individuale di partecipazione ai costi permetterebbe di responsabilizzare ulteriormente i singoli senza penalizzare chi ha una spesa sanitaria bassa e consuma poco».
Ci vuole un controllo esterno - Per Dias «è necessario un controllo esterno che verifichi che chi prescrive terapie segua una politica oculata evitando cure inutili. La responsabilizzazione dei pazienti con un aumento della quota di partecipazione individuale ai costi è condizionale a una responsabilizzazione (e controllo) dell’operato dei professionisti del settore sanitario». L'aumento della spesa sanitaria va a braccetto con la lievitazione dei prezzi dei farmaci: per i Verdi serve un accordo con le aziende farmaceutiche. «La Svizzera è un polo riconosciuto a livello internazionale per la ricerca del settore farmaceutico, eppure paradossalmente vi sono difficoltà di approvvigionamento per i farmaci “poco” redditizi e costi eccessivamente alti anche per farmaci generici. È una situazione assurda: farmaci generici come gli anti-allergici o antidolorifici (es.: paracetamolo) hanno prezzi anche di 3, 4 o 5 volte superiori rispetto al mercato europeo».
Accordo con case farmaceutiche per incremento mercato dei generici - Sul mercato svizzero i generici hanno una quota di mercato molto bassa (20-30%) rispetto alla vendita dei farmaci originali. «Questo mercato ha quindi un potenziale di sviluppo enorme e permetterebbe di ridurre rapidamente la spesa senza incidere minimamente sulla qualità delle cure. Se non vi è alcuna ragione medica evidente, i farmaci generici a prezzo più basso dovrebbero rappresentare lo standard. Un accordo con le aziende produttrici potrebbe ridurre velocemente la spesa senza incidere sulle cure» è la deduzione di Dias. Che rammenta come «anche in questo caso vi è un interesse pubblico preponderante. La redditività dei farmaci - spiega - non può e non deve essere l’unico criterio per decidere quali farmaci devono essere venduti sul mercato svizzero».
I verdi liberali del Ticino sostengono la proposta di «obbligare le assicurazioni malattia a restituire le riserve eccedenti sopra una certa soglia. Questa soluzione è tuttavia un cerotto che non cura la malattia. Una riserva sufficiente deve continuare a essere garantita per far fronte a improvvisi aumenti della spesa sanitaria, come è successo durante la pandemia COVID-19».
Aumentare le deduzioni fiscali - In proporzione, i premi della cassa malati «pesano molto più sul budget delle famiglie a basso reddito rispetto al ceto medio-alto - fa rilevare - e per ovviare a questo problema si potrebbe aumentare la deduzione fiscale per le spese dovuto ai premi malattia e ai costi della salute. Questo sostegno indiretto - dice - permetterebbe di sgravare soprattutto il ceto medio-basso ma la misura avrebbe però un impatto negativo sulle finanze pubbliche e sarebbe nuovamente l’ente pubblico a doversi sobbarcare un’ulteriore quota dei costi. Alle deduzioni fiscali - è il suggerimento - dovrebbero quindi corrispondere misure di compensazione nei confronti del settore sanitario e degli assicuratori in modo che l’effetto globale per le finanze pubbliche sia neutrale per le casse pubbliche».