Si accende un falò simbolico nel villaggio walser. Il "lottatore" Germano Mattei: «C'è esasperazione».
BOSCO GURIN - Un manipolo di manifestanti attorno a un falò, sotto la pioggia. Cerimonia simbolica e suggestiva venerdì sera a Bosco Gurin. Collegata in realtà ad altre manifestazioni analoghe che in contemporanea si sono svolte in altre località svizzere ed europee. In prima linea Germano Mattei, co-presidente dell'Associazione Svizzera per la protezione del territorio dai Grandi Predatori. «Bosco Gurin e Cerentino negli ultimi mesi sono stati letteralmente martoriati dal lupo. Il senso di questo falò è di continuare a tenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica sul tema».
«Con le autorità un incontro senza frutti» – Mattei riassume la serata nel villaggio walser. «C'è preoccupazione da parte degli allevatori. Anche l'ultimo incontro con le autorità ticinesi non è andato per niente bene. Si è concluso con un nulla di fatto. Il Cantone continua a dire che la responsabilità è di Berna. E quindi, nonostante i presupposti ci siano, non vengono concessi gli ordini di abbattimento del lupo. Non si capisce come mai invece in altri Cantoni questi ordini di abbattimento vengano dati. Il Ticino dovrebbe avere un po' più di coraggio e cercare di mettere più pressione sulla Confederazione».
Dietro le quinte, un grosso problema – Sotto sotto il problema che si starebbe creando è un altro. «Alcuni contadini, esasperati dalla situazione, potrebbero unirsi e andare a caccia del lupo per conto proprio, senza consultare le autorità. Il rischio a questo punto è elevato. Vorremmo evitare assolutamente che questo accada. Anche perché è una condizione che metterebbe in pericolo gli stessi allevatori. In molti si sentono incompresi e abbandonati. Il lupo è eccessivamente protetto e può fare ciò che vuole, soprattutto in un territorio come quello ticinese in cui la morfologia del paesaggio è complessa e permette ai predatori di aggirare le misure di protezione suggerite da Berna».