Tra crisi energetica e penuria d'informatici, Roberto Cirillo guarda già al futuro dell'azienda e degli uffici postali
Il Ceo del Gigante giallo ci parla anche dell'importanza del contatto umano, tra clienti e collaboratori
LUGANO - Andare in un ufficio postale non significherà più presto solo spedire una lettera o effettuare un pagamento. Si potrà invece ricorrere a un'ampia gamma di servizi, ad esempio stipulare un'assicurazione, una polizza Cassa Malati o fare una commissione per il proprio comune.
È questa la strategia del Gigante giallo per il futuro (un progetto chiamato "Posta di domani"): aprire le proprie filiali a partner provenienti da diversi ambiti, ed è in questo senso che è stata oggi annunciata la nuova collaborazione con la Banca Cornèr, grazie alla quale la clientela avrà la possibilità di acquistare e ricaricare le carte prepagate o parlare di fondi e di trading.
«In un mondo sempre più digitale, dove manca il contatto umano, la Posta deve rimanere rilevante per la popolazione e per l’economia», ha detto oggi in conferenza stampa il Direttore generale della Posta svizzera, Roberto Cirillo. Ma come sarà quindi questa Posta, e cosa cambierà per i cittadini? Ne abbiamo discusso proprio con il Ceo, esplorando sfide e opportunità, in vista del futuro.
Si è parlato di finanze, assicurazioni, casse malati. La posta di domani non è più solo un ufficio postale. Non temiate che ciò rischi di apparire come se steste uscendo dai vostri ambiti, cannibalizzando altri settori?
«La strategia della Posta di Domani è una strategia di apertura per fare in modo di mettere a disposizione più servizi per la popolazione. Vogliamo far sì che la popolazione abbia a disposizione dei centri di servizio - condivisi con altre aziende - che siano più rilevanti nella vita quotidiana. In questo senso non abbiamo assolutamente paura di aprire, anzi il contrario: è una necessità sia per la Posta - poiché le nostre attività storiche come pagamenti e lettere diminuiscono a una velocità estremamente alta - e d'altra parte perché è un bisogno che abbiamo constatato con queste nuove partnership che stiamo finalizzando: c'è un vero interesse al contatto umano. I servizi comunque non sono portati direttamente dalla Posta, non siamo noi che diventiamo Cassa Malati o Assicurazione, o che sviluppiamo nuovi prodotti bancari, ma sono i nostri partner che lo fanno, che vedono l'opportunità di avvicinarsi alla popolazione e di farlo tramite il canale Posta».
Per il futuro guardate al contatto umano, però si dice spesso che le nuove generazioni sono più tecnologiche e digitali. Non stonano le due cose?
«Assolutamente no, per due motivi. Primo: non bisogna dimenticarsi c'è una parte della popolazione che non può o non vuole fare tutto quanto nel mondo digitale, e per questa parte della popolazione ci sono dei veri bisogni a cui possiamo e dobbiamo rispondere come Posta (e con i nostri partner). Secondo, perché una cosa non esclude l'altra: anche nel mondo digitale la questione della fiducia, del consiglio, o la possibilità di porre una domanda in una situazione difficile continuerà a essere apprezzata anche dalle fasce più giovani della popolazione. Non siamo tutti quanti dei "nativi digitali", magari la situazione sarà diversa fra 50 anni, ma non lo sarà di certo tra 10 anni».
In Ticino un tema caldo riguarda la chiusura delle piccole filiali. La pandemia ha peggiorato la situazione? E questo vostro progetto invece punta a migliorarla?
«Evidentemente la pandemia ha accelerato dei fenomeni di riduzione ad esempio del pagamento in contante, il che ha fortemente impattato le nostre filiali. È corretto anche che quest'iniziativa di apertura della rete tende a controbilanciare questi effetti, portando dei servizi e dei prodotti dei nostri partner all'interno della rete, e di conseguenza facendo in modo che la popolazione abbia più opportunità di andare in una filiale e trovare servizi che le possano interessare»*.
Un altro punto di discussione, recentemente, è la mancanza di personale a livello di informatici. C'è anche in Ticino e quanto vi preoccupa?
«Questa mancanza di personale in generale nel mercato svizzero, e in particolare nel campo dell'IT, è molto preoccupante. Noi siamo un attore importante, abbiamo un dipartimento IT tra i più grandi della Svizzera (con più di 1'200 collaboratrici e collaboratori). Di conseguenza abbiamo una forte necessità, sia per la digitalizzazione della Posta stessa, sia per i servizi che mettiamo a disposizione della popolazione, di competenze nel mondo dell'IT. Queste sono però scarse sul mercato svizzero. Sono molto fiero del fatto che tre anni fa abbiamo potenziato il Centro IT ticinese, siamo ormai a quasi 70 collaboratrici e collaboratori che lavorano a Bellinzona, la realtà è però che il mercato ticinese - come quello svizzero - è molto sotto pressione, con pochissimi profili a disposizione, e le nostre necessità vanno ben al di là di quello che il mercato può mettere a disposizione in questo momento».
Oggi siete a Lugano, che ha una certa particolarità rispetto al resto della Svizzera, quasi dell'Europa: punta sulle criptovalute. Quanto siete interessati a questo mondo?
«La Posta si interessa e studia le tecnologie moderne, siamo attivi ad esempio nel mondo della blockchain (c'è l'esempio dei cripto-francobolli), o della crittografia (vista la nostra sede a Neuchâtel). Però siamo anche una società che va con calma, che fa dei test, e che vuole essere sicura del tipo di servizi che mette a disposizione. Dì conseguenza sì, ci interessa, ma ovviamente osserviamo anche gli sviluppi sul mercato e quelli tecnologici che accompagnano la tecnologia. Se questo sarà un campo di attività della Posta del futuro, si vedrà nei prossimi anni, a seconda dei servizi che la popolazione e le aziende elvetiche ci domanderanno».
Quanto vi preoccupa la crisi energetica in corso e cosa state facendo per ridurre i consumi?
«Il nostro dovere è quello di immaginare scenari diversi di crisi o penuria energetica per poterci preparare con le diverse azioni necessarie a mantenere il più alto livello possibile del servizio universale. Questo è l'obbiettivo principale della task force che abbiamo creato ancor prima dell'estate, è anche il focus della Direzione generale, sapendo che evidentemente i nostri servizi sono fortemente legati all'approvvigionamento elettrico. Di conseguenza, se questa scarsità effettivamente si materializzasse, il nostro ruolo sarà quello di mantenere il più alto livello possibile di servizi, ma non potremo evidentemente mantenere tutto allo stesso livello come quando non ci sono questo tipo di problemi».
*A tal riguardo, il vicedirettore della Posta svizzera Thomas Baur ha chiarito che l'obbiettivo della Posta è stabilizzarsi al numero attuale di circa 800 uffici postali (con dipendenti presenti in loco), senza ridurne o aumentarne il numero, ma potenziandoli e focalizzandosi sui bisogni dei clienti. Sono escluse da questa cifra, chiaramente, le offerte limitate come i servizi in altre strutture o i servizi a domicilio. Aggiungendo anche gli altri servizi postali senza personale, in totale, entro il 2024, la Posta mira ad avere oltre 5000 punti di accesso per i clienti.