Durante la seduta di GC, Manuele Bertoli ha risposto a diverse interpellanze sul direttore arrestato.
Alcune risposte però non sono piaciute ai gran consiglieri in aula che hanno richiesto (e approvato) la discussione generale.
BELLINZONA - Durante la seduta odierna di Gran Consiglio, il Direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (Decs) Manuele Bertoli ha risposto a diverse interrogazioni - tra cui quelle dell'Mps, di Cristina Maderni (PLR) e di Fiorenzo Dadò (PPD) e Sabrina Aldi (Lega) - sul caso del direttore di scuola media accusato di atti sessuali con fanciulli.
Ma alcune sue risposte - tra tutte quella legata alla «violenza» e alla «consensualità» del rapporto tra il 39enne e la giovanissima allieva - hanno fatto storcere più di un naso. Tanto che sulla vicenda la deputata Tamara Merlo (Più donne) ha richiesto una discussione generale (che l'aula ha approvato a nettissima maggioranza) che si è rivelata lunga e infuocata.
«Ha dato le dimissioni» - Prima che il dibattito si incendiasse, il Direttore del Decs aveva rivelato che il 39enne ha presentato le proprie dimissioni retrodatate al giorno in cui è stato arrestato dalla sede in cui era appena stato nominato (quella di Lugano Centro). «Questa procedura corrisponde a un licenziamento in tronco», ha spiegato Manuele Bertoli, precisando che il comportamento del Direttore è stato «grave» e «inaccettabile». Addirittura «inqualificabile», visto che i fatti sono successi in ambito scolastico.
Le segnalazioni - Nelle diverse interrogazioni vi erano poi varie domande in merito alle «segnalazioni su comportamenti inadeguati» tenute dall'allora docente che non sono arrivate sui banchi del Governo. «Sarà uno degli elementi della nostra inchiesta», promette Bertoli. «Dobbiamo capire - sottolinea - perché le presunte segnalazioni non siano mai arrivate né alla signora Zaninelli dell’Insegnamento medio, né sul mio tavolo».
«Non è mai stato trasferito» - Rispondendo sia alla coppia Aldi-Dadò, sia all'Mps, Manuele Bertoli precisa che il docente non è mai stato trasferito. «È un docente di latino. E questa materia non ha l’abilitazione ogni anno. È entrato nel mondo scolastico nel 2009 ma ha terminato la sua formazione solo nel 2018. Fino a lì non era né incaricato né nominato. In quegli anni prendeva le “ore che rimanevano”. E per questo aveva cambiato sede da Breganzona a Lugano».
«Aveva ottime valutazioni» - Incaricato nel 2018 e successivamente nominato docente titolare nel 2019, il 39enne aveva «ottime valutazioni». E anche per questo è stato scelto come direttore d'Istituto. «I direttori nel nostro sistema scolastico - ricorda Bertoli rispondendo a un'altra domanda - sono docenti prestati alla direzione. Questo posto “scade” ogni quattro anni. Questo è il nostro sistema che non prevede carriere separate».
Il lavoro di diploma - Riguardo al tanto contestato lavoro di diploma dell'allora studente e alla famosa chat di WhatsApp, Manuele Bertoli - a parere personale - ritiene «si sia andati troppo in là». Le valutazioni del lavoro allora erano però state molto positive.
«Ci sono stati degli errori», ammette Bertoli. «Soprattutto per quanto riguarda il mancato coinvolgimento dei genitori. Che poi ha portato all’organizzazione della famosa serata pubblica». Durante quel lavoro è stato pure commesso l’errore di utilizzare WhatsApp. «L’uso di questa tecnologia non era stata approvata», precisa il Direttore del Decs. «Oggi addirittura questo è vietato dalla policy di WhatsApp che ha innalzato il limite dell’utilizzo ai sedici anni».
«Nessun campanello d'allarme» - Bertoli non ritene però corretto parlare di campanelli d'allarme inascoltati. «Rimango convinto che non sia così», precisando che se ci fossero davvero stati campanelli d'allarme già allora il 39enne «non sarebbe mai stato assunto», nonostante «le ottime valutazioni». Nel 2018 non ci fu nessuna inchiesta proprio per questo motivo.
Altro accento posto dal direttore del Decs, che ha subito un lungo "assedio" protrattosi ben oltre le 19 da parte dei granconsiglieri, riguarda la necessità di denunciare: «Al giorno d'oggi è sin troppo facile voltare la faccia dall'altra parte, fare finta di nulla. Perché il sistema possa funzionare bisogna denunciare».