Due anni fa lo si trovava a meno di 4 franchi al sacco. Oggi sfiora i 10 franchi. Vale ancora la pena?
LUGANO - Il freddo è alle porte e con esso si affacciano le preoccupazioni per i costi che bisognerà sostenere per sfuggire al gelo tra le mura domestiche. Anche chi usufruisce d'impianti a pellet, notoriamente economici, quest’anno subirà una pesante stangata.
Un problema di approvvigionamento - Ma come mai una cosa così semplice è diventata tanto “preziosa”? «La situazione dell'approvvigionamento del pellet a livello europeo è difficile - ci spiega il direttore generale di FELA Ticino, Luigi Meier -. C'è scarsità di prodotto, noi stessi abbiamo faticato, trovando canali di rifornimento oltre mare».
Prezzi triplicati... - Insomma, nessun pericolo all’orizzonte per chi teme di non riuscire a reperirlo. Per i prezzi, invece, il problema è reale. «La tendenza è all'aumento - prosegue Meier -. Il prezzo al sacco oggi varia tra i 9,50 e i 10 franchi al sacco, se non di più. Dipende dal fornitore. È il doppio dello scorso anno e il triplo rispetto a tre anni fa».
...ma forse stabilizzati - Dopo l’ultima impennata, il direttore di FELA non crede però che ve ne saranno di ulteriori: «Non ci metterei la mano sul fuoco, ma prevedo una stabilizzazione dei prezzi. Gli aumenti sono stati importanti già da agosto, si sono ripetuti, ma si dovrebbero essere fermati… salvo evoluzioni ulteriori della guerra o della crisi energetica».
Costa tanto perché... - Ma perché questo incremento di prezzo? «Di legname - precisa Meier - effettivamente ce n'è tanto, soprattutto nei paesi dell'est. La scarsità di prodotto è dovuta al fatto che i costi per produrlo sono diventati importanti e alcune aziende hanno interrotto la loro produzione. Serve parecchia energia che, oggi, è venduta a caro prezzo».
Verso una produzione locale - I profani si chiederanno come mai, con tutta la legna che abbiamo a disposizione, non ci sia una produzione “local” di pellet. In effetti, sottolinea Meier, un progetto in corso per realizzare un impianto di produzione in Ticino c’è: «Era partito già un paio di anni fa, poi ci sono stati dei problemi tecnici e il tutto si è arenato. Ma ci si sta lavorando e se tutto va bene sarà operativo non prima di un anno e mezzo due. La realizzazione di un impianto per la realizzazione di pellet per riscaldamento non è cosa da poco».
Il frontalierato del pellet - Nonostante tutto, sembra restare una fonte energetica valida: «Il rapporto che c'è tra la produzione di calore e il costo è comunque interessante e migliore rispetto alla legna da ardere». E guardando altrove, i prezzi in Ticino non sono nemmeno così elevati. Nella vicina Penisola un sacco da 15 chili non viene venduto generalmente a meno di 10,50 euro, con picchi di 13/14 euro. Proprio per questo non stanno mancando i frontalieri del pellet: «Abbiamo diversi clienti che vengono da oltre confine - ammette Meier -. Sono perlopiù privati, che si caricano l’auto. Al momento non abbiamo ancora ricevuto richieste di forniture più importanti, ma non lo escluderei».