L'invito del Medico cantonale: «Le misure anti-Covid hanno indebolito l'immunità, vacciniamoci»
LUGANO - Dopo due anni di distanziamento sociale, mascherine e pochi contatti in genere (durante i quali la "comune" influenza ha avuto poco modo di diffondersi) si è tornati a una quasi totale normalità. Lo stesso sta accadendo anche con i virus (non Covid), ritornati a circolare e a diffondersi senza ostacoli. Lo prova la situazione che stanno vivendo diversi ospedali svizzeri, con tassi di occupazione e ricoveri d'emergenza insolitamente alti per questo periodo dell'anno.
Costa sta accadendo? Lo abbiamo chiesto al medico cantonale Giorgio Merlani.
«Al momento attuale i dati della sorveglianza Sentinella a livello federale mostrano che negli studi medici circa 50 consultazioni su 100'000 abitanti sono dovute a delle sintomatologie simil-influenzali. Dalle analisi, possiamo dire che attualmente si tratta soprattutto di infezioni dovute al Rhinovirus».
Dobbiamo attenderci un'influenza più contagiosa quest'anno?
«Ci sono concreti indizi che suggeriscono che quest’anno l’epidemia d'influenza si diffonderà più intensamente rispetto agli anni precedenti. Nella stagione influenzale 2021/2022 è stato osservato a livello globale, come anche in Svizzera, un andamento leggermente superiore alla stagione precedente, ma nettamente inferiore rispetto agli anni pre-pandemia. Nella stagione influenzale 2020/2021 è stato riportato da vari Paesi un aumento della copertura della vaccinazione contro l’influenza stagionale, ma purtroppo nell’anno successivo si è vista un'inversione di tendenza. Non abbiamo ancora i dati per la Svizzera, ma non vi sono motivi di pensare che la situazione sia diversa rispetto ai Paesi confinanti».
Che tipo di ondata ci si aspetta?
«Considerando questi elementi possiamo attenderci un’ondata “classica”, in quanto gli effetti protettivi dovuti alle misure anti-COVID-19 non saranno più presenti nello stesso modo e con la stessa intensità. Inoltre, non avere avuto contatto con il virus dell’influenza per due anni di fila ha sicuramente indebolito l’immunità della popolazione verso questa malattia».
Mancando una certa immunità non si temono forme più aggressive?
«È importante fare una distinzione. La popolazione giovane non affetta da altre malattie mostra, in caso d'influenza stagionale, un decorso generalmente piuttosto blando, con sintomatologia classica. Sotto terapia sintomatica contro la febbre e i dolori, una volta passata la fase acuta, si guarisce senza altre ripercussioni sullo stato di salute. Nella popolazione over 65 e con delle malattie croniche, un’infezione da influenza stagionale può portare a un peggioramento delle malattie di base con, per esempio, scompensi a livello cardiaco, polmonare e renale. Sono queste le persone che a volte richiedono anche un ricovero in ospedale. Un altro gruppo a rischio sono le donne in gravidanza. L’influenza stagionale durante la gravidanza può avere delle conseguenze importanti sia per la mamma, sia per il bambino. Comunque siamo in una situazione privilegiata: abbiamo a disposizione una vaccinazione sicura ed efficace, per questo vale la pena sostenere e aderire quest’anno alla campagna di vaccinazione contro l’influenza, come e più di prima».
Per quanto riguarda il Covid, abbiamo visto un’ultima ondata debole e già in "remissione". Per le persone non a rischio che hanno fatto le tre dosi, vale la pena fare la quarta dose o è meglio aspettare?
«Le raccomandazioni dell’Ufficio federale della sanità pubblica e della Commissione federale sulle vaccinazioni per eseguire un secondo booster contro il Covid-19 sono state diversificate secondo rischi individuali per la salute che provocherebbe un’eventuale infezione. Dai dati a disposizione, si vede che tre dosi di vaccinazione proteggono bene, da un decorso grave della malattia, le persone tra 16 e 64 anni senza fattori di rischio. Per le persone in questa fascia d’età che lavorano nel ambito sanitario o assistono persone particolarmente a rischio la vaccinazione viene raccomandata per “allargare il cerchio di protezione” alle persone particolarmente vulnerabili».
Bivalente, vaccino antinfluenzale... Quale prima? Come comportarsi? E soprattutto come evitare confusione?
«Tutti i vaccini contro il Covid-19 possono essere somministrati contemporaneamente al vaccino antinfluenzale. Se si preferisce far passare un lasso di tempo di un paio di giorni tra i due vaccini, ciò è ugualmente possibile. Iniettando i due vaccini nello stesso momento non si provoca un “sovraccarico” del sistema immunitario, che riesce a rispondere alla stimolazione vaccinale producendo anticorpi per tutte e due le malattie in modo adeguato e sufficiente. È tuttavia comprensibile che, anche per una questione di comfort, si preferisca intervallare le due dosi».