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LUGANOLa dolcezza, la premura, fino agli scatti d'ira e alle botte

24.11.22 - 06:30
Violenza sulle donne: dramma infinito. Con un copione spesso simile. La regista Anna Bernasconi si è occupata del tema.
Ti-Press (archivio)/ Sabine Cattaneo
La dolcezza, la premura, fino agli scatti d'ira e alle botte
Violenza sulle donne: dramma infinito. Con un copione spesso simile. La regista Anna Bernasconi si è occupata del tema.

LUGANO - Storie di donne che hanno subito violenza o che hanno rischiato di essere uccise dal rispettivo compagno. Cinque testimonianze raccolte dalla regista e giornalista Anna Bernasconi, autrice del documentario RSI "Sopravvissute". La pellicola sarà proiettata venerdì 25 novembre alle 20.30 presso l'aula magna del Liceo Lugano 1 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L'evento a cui sarà abbinato un dibattito è stato organizzato dall'associazione Puntozero, co fondata dalla consigliera nazionale Greta Gysin. 

Anna Bernasconi, lei racconta le storie di cinque donne fuggite da un incubo. Quali sono i punti in comune tra le varie vicende? 
«C'è sempre un inizio idilliaco. A cui fanno seguito i primi campanelli d'allarme non ascoltati. Ad esempio manie di controllo da parte del partner. Oppure scatti d'ira. Solo più avanti subentra una presa di coscienza. È lì che ci si risveglia da un certo intorpidimento».

Non tutte le donne arrivano a questo click mentale purtroppo...
«Esatto. E questo accade per vari motivi. Ho scelto vicende diverse per età dei protagonisti e situazioni di vita. C'è chi veniva da un matrimonio lungo 20 anni, chi da una relazione di pochi mesi. Il tempo della relazione è relativo. Le donne che ho interpellato avevano tutte il desiderio di raccontarsi. Nella consapevolezza che la loro testimonianza forse avrebbe potuto aiutare altre persone». 

Perché alcune non hanno la forza di reagire?
«A volte ci si lascia convincere dal partner subdolo che chiede scusa e promette di non comportarsi più così. E poi è estremamente difficile denunciare un partner di vita. Perché è una parte di te, con cui hai condiviso momenti intimi e affettivi». 

E perché, nonostante tutti gli appelli, la donna continua a essere vittima di violenza?
«Ci sono radici culturali che ci condizionano. La violenza di genere è dimostrata, le donne subiscono violenza in quanto donne. Questo perché per millenni è stata portata avanti una situazione non paritaria. È difficile cambiare tutto in pochi decenni. È tutto relativamente nuovo. Se torniamo solo a 50 anni fa ci rendiamo conto di quanto la donna sia stata poco rappresentata nell'arte, nella letteratura, nel cinema. Per secoli la donna è stata la grande assente, in una storia scritta quasi esclusivamente da maschi».

C'è una delle cinque storie che l'ha particolarmente colpita? 
«Sono tutte e cinque storie forti. Ne citerei una perché è significativa. Quella di una donna sulla quarantina, con quattro figli, reduce da una separazione. La donna incontra un nuovo uomo con cui potrebbe rifarsi la vita. Per lei è un momento fragile e questa persona sembra arrivata apposta per risollevarla. I primi giorni sono bellissimi. Pensa di avere trovato il principe azzurro. In seguito inizia a emergere il carattere dominante e possessivo dell'uomo. In pochi mesi tutto si trasforma. Fino a due episodi violenti. Nell'ultimo, in particolare, la donna rischia di morire e finisce in ospedale. Sul posto era arrivata la polizia. La donna inizialmente denunciò il compagno. Per poi ritirare la denuncia poco dopo e infine depositarne una nuova mesi dopo».  

Come spiega questo "tira e molla"?
«Il problema è quello che citavo prima: non è evidente puntare il dito contro una persona cara, anche se ti ha fatto del male. Scattano meccanismi psicologici complessi. Si tende a volere scusare il partner. Questa donna però col passare dei mesi ha preso consapevolezza di cosa ha rischiato. Grazie anche al fatto di avere conservato le foto dei suoi lividi. L'hanno fatta riflettere. Ha inoltrato una nuova denuncia affinché un dramma del genere non si ripetesse con altre donne. Il raggiungimento della consapevolezza non è sempre immediato. Anzi. A volte richiede tempi lunghi». 

Cosa è Puntozero?
Puntozero è un'associazione che si impegna a prevenire la violenza di genere. La co fondatrice è la consigliera nazionale Greta Gysin. «Il tema della violenza di genere purtroppo è ancora molto diffuso nella nostra società. La nostra intenzione è idealmente quella di portare questo fenomeno negativo al punto zero, come indica il nome della neonata associazione. La serata di venerdì lancia un ciclo di appuntamenti formativi che mirano a sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema». 

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