Il comitato ha raggiunto l’obiettivo: le firme per il referendum saranno consegnate giovedì
BELLINZONA - Le firme saranno consegnate giovedì alle 11 alla Cancelleria dello Stato a Bellinzona. Nonostante il poco tempo a disposizione, è stato superato lo scoglio delle 7’000 firme per il referendum contro la modifica della legge sull’apertura dei negozi.
I promotori dell’iniziativa sono stati i sindacati Unia e Ocst, con il contributo di altre realtà (per esempio il PS). Il comparto conta circa 8500 addetti, di cui il 70% formato da donne. Secondo le parti sociali, le modifiche introdotte dal Gran Consiglio a ottobre non porteranno nuova occupazione, ma anzi penalizzeranno i lavoratori e i piccoli commercianti.
Intanto, l’apertura dei negozi nelle ultime due domeniche non è andata come i commercianti s’aspettavano. Se, da parte della categoria, c’è la speranza e l’ottimismo di una risalita delle vendite a ridosso del Natale, dall’altra il sindacato sottolinea come più aperture non portino a un maggior incremento degli affari.
«Non possiamo ancora dirci soddisfatti. Ma siamo ottimisti: siamo partiti un po’ sotto tono, poi il volume degli affari è migliorato», è il commento di Lorenza Sommaruga, presidente Federcommercio: «Questa è la settimana che porta a Natale - continua - ora sembra ci sia un bel “movimento” nelle città. Bisogna anche dire che il nostro metro di paragone è lo scorso anno, quando, dal punto di vista degli acquisti, fu davvero un buon Natale».Per i prossimi giorni c’è fiducia: «Sono cinque giorni importanti e credo si lavorerà bene. Poi c’è il periodo post Natale: in diversi, come regalo, avranno ricevuto la busta. Così, potranno andare a fare le compere».
Lorenza Sommaruga è favorevole alla modifica sulla legge dell’apertura dei negozi: «Certo, ci vuole un po’ più di libertà, anche alla luce dei tempi difficili che abbiamo vissuto. È importante aumentare la superficie di vendita: consentirebbe a più negozi di restare aperti e, a chi già non chiude, permetterebbe di lavorare di più».
Di parere opposto è Chiara Landi, responsabile del settore terziario Unia Ticino e Moesa: «Siamo a stretto contatto con i lavoratori del commercio e della grande distribuzione fin dall’8 dicembre - spiega - Loro stessi ci avevano detto che le vendite sono state sotto tono e l’affluenza non è stata all’altezza delle aspettative. Quindi, non siamo stupiti: i consumi sono legati a stretto filo al potere d’acquisto, non al prolungamento dell’orario di apertura. E le persone hanno poco da spendere».
Per Landi, «la liberalizzazione generalizzata, cui si sta tendendo ora, non porterà benefici agli affari. La seconda domenica di apertura, quella appena trascorsa, non fa che confermarlo, in particolare per le piccole realtà». Stando alle dichiarazioni fatte, «ieri è stata una giornata positiva per la grande distribuzione, la quale non fa da traino, come alcuni sostenevano, alle piccole realtà. Anzi, si acuisce il rischio che, quest’ultima, le fagociti».
Sullo sfondo restano le condizioni di lavoro dei dipendenti che, per Unia, dovrebbero invece essere fra gli elementi principali da prendere in considerazione: «Stress, giornate interminabili e settimane di lavoro spesso di sei giorni su sette pesano sulla vita e sulla salute del personale impiegato nella vendita».