Per l'Asmac mancano letti e personale qualificato. Franco Denti: «Gestione ospedaliera all'antica, vanno ripensati tutti i processi»
LUGANO - «La grave carenza di personale qualificato negli ospedali sta mettendo a rischio l’assistenza sanitaria in Svizzera». L’Associazione svizzera dei medici assistenti e capiclinica (Asmac), lancia l'ennesimo grido d'aiuto. E lo fa con un appello, chiedendo misure adeguate e urgenti da parte dei Cantoni e degli ospedali.
Tra le criticità del settore viene evidenziata anche la scarsa disponibilità di letti, con il conseguente rinvio degli interventi non urgenti. «Complessivamente, ci troviamo in una situazione precaria simile a un circolo vizioso», spiega Angelo Barrile, presidente dell’asmac. «Minore è il numero di letti disponibili e maggiore è la pressione sul personale sanitario, il che non aiuta a evitare che questi indispensabili lavoratori abbandonino la professione».
La carenza di personale dipenderebbe dalle condizioni di lavoro, che molti professionisti ritengono insoddisfacenti. «Non si tratta solo del salario, ma anche di una pianificazione dei turni non ottimale, nonché dei problemi legati alla conciliabilità tra vita privata e professionale e alla mancanza di apprezzamento», prosegue Barrile. A pensare, inoltre, vi sarebbe anche un'eccessiva burocrazia che toglie tempo alle attività mediche.
«La "convalescenza" oggi si paga» - Tutta una serie di disagi, questi, più o meno confermati dal presidente dell'Ordine dei medici Franco Denti: «Il problema della carenza di letti in Ticino non c'è ma, vi è il problema dopo la degenza acuta. Il turnover negli ospedali è sempre più veloce e i pazienti vengono dimessi in tempi molto brevi, ma ciò non significa che siano guariti», spiega. Quelli che una volta erano i letti per la convalescenza oggi non ci sono più, sostituiti dai cosiddetti letti "RAMI" (reparti acuto di minor intensità) pochi e non adeguatamente sovvenzionati dalle casse malati. «Ma ne abbiamo pochi e non sono sovvenzionati, o lo sono solo in parte, dalle casse malati - spiega Denti -. Ammesso e concesso che si trovi un posto in uno di questi letti, bisogna pagare. E i costi gravano sul Cantone e sull'ammalato».
«Difficile coprire gli abbandoni» - Anche la fuga di personale, secondo Denti, rischia di farsi sentire: «Stiamo incontrando grosse difficoltà a coprire gli abbandoni. Mancano medici e infermieri e ciò rischia di essere un problema ancora più grave negli anni a venire se non si corre ai ripari».
«Metà del tempo dietro alla burocrazia» - La frustrazione e il carico di lavoro sono ulteriori ingredienti che in questo momento non rendono semplice la vita in ospedale: «Da anni i medici chiedono di potersi occupare maggiormente dei pazienti e di essere dunque sgravati da tutta quella burocrazia che, oggi, arriva a pesare attorno al 40 se non 50% del loro tempo lavorativo. Ci sono poi i turni, decisamente impegnativi. Se si ascoltassero maggiormente i medici assistenti e i capiclinica si potrebbe certamente trovare un sistema di pianificazione migliore».
«Fermi al '900» - Insomma, per Denti la carte in tavola vanno rimescolate. E anche molto: «Occorre cambiare il paradigma di gestione degli ospedali, fermo al ‘900. Vanno ripensati tutti i processi di presa a carico dei pazienti tenendo conto che abbiamo meno personale disponibile e che questi ha anche una vita privata e familiare. Ricordiamoci poi che, oggi, forse più del 50% dei giovani medici è di sesso femminile, e dunque deve poter conciliare il lavoro con l’eventuale possibilità di mettere al mondo dei figli e/o di fare carriera».