Il direttore del multisala sul futuro del grande schermo: «La pandemia e le piattaforme costringono a una seria riflessione»
LOCARNO - Roberto Pomari ha deciso di lasciare il timone del Palacinema di Locarno. Il suo incarico terminerà a giugno del prossimo anno e già il mese prossimo la Città pubblicherà un bando di concorso per la nuova direzione. La nave, a suo dire, sta affondando da tempo e la pandemia ha prodotto l’ennesima crepa, forse quella fatale, a uno scafo già martoriato.
«La frequentazione dei cinema come forma d'intrattenimento popolare è finita, almeno rispetto a quello che è il modello prepandemico», ha dichiarato senza mezzi termini durante il Marghe&Chiello Show, su Radio Ticino.
Per Pomari, esistevano già tutta una serie di sintomi che, senza Covid, avrebbero sortito il loro effetto in un arco temporale più lungo. «Con la pandemia, invece, tutto si è concentrato in un paio di anni, con una spinta pesante verso le piattaforme», ha spiegato.
La prova? «Questi giorni leggevo di Ridley Scott che sta girando con Joaquin Phoenix il film su Napoleone. Sapete da chi è prodotto? Da Apple Tv». Dunque l'ennesima grande produzione che sarà fruibile dal divano di casa e che ha portato il direttore del Palacinema a domandarsi cosa ne sarà del futuro delle sale tradizionali.
Pomari alza le mani. «Sarà il mio successore a doversene occupare. Ho passato quasi cinque anni al timone del Palacinema, ho fatto quello che ho potuto con le risorse che avevo a disposizione. Sarà la Città di Locarno, proprietaria dello stabile, a dover capire quale strategia adottare per sviluppare altre attività».
Secondo il direttore, è giunto il momento esplorare nuove strade. «Chi prenderà in mano il testimone dovrà capire cosa accadrà del Palacinema. Credo che sia necessario consolidare l'ecosistema attuale e mantenerlo e poi, eventualmente, svilupparlo. Questo consolidamento però, in un contesto confuso come quello attuale, sta diventando abbastanza problematico».
Basteranno Avatar e simili a risollevare la situazione? Pomari ne dubita fortemente. «Io credo che questi fenomeni non facciano bene al cinema - sottolinea -. Dobbiamo riportare sul grande schermo film di qualità e farlo con costanza. Serve un'erogazione di prodotti che possano interessare quel pubblico che ancora ritiene il cinema un'esperienza, in termini di fruizione e di contenuti, superiore a quella domestica».
Insomma, l'industria tutta deve tirarsi su le maniche. «Questi pinnacoli che si innalzano, si veda anche il recente "Top Gun", non portano grandi risultati. In America li chiamano "tent-poles", i piloni che sostengono la tenda del circo... Secondo me, tra un pilone e l'altro, la tenda si sta afflosciando pericolosamente».