Nonostante questo il Ticino segna un +270% di ingressi e un +4% di fatturato nel confronto con l'anno scorso
LUGANO/BERNA - Come era prevedibile l'inverno insolitamente mite sta avendo un impatto non indifferente sul settore del turismo invernale in Svizzera: per gli impianti di risalita l'affluenza è calata del 24% e il fatturato del 9%, nel confronto fra l'inizio stagione 2022/2023 (dati sino a fine dicembre) e lo stesso periodo del 2021/22, che era stato peraltro molto buono a nord della Alpi, ma assolutamente catastrofico in Ticino.
Partenza «modesta» - Lo indica oggi l'associazione di categoria Funivie svizzere, che attribuisce la partenza stagionale, definita «modesta», alle elevate temperature del periodo natalizio, che hanno costretto a chiudere molti impianti a bassa quota, ma anche a ragioni di calendario, in quanto quest'anno diversi giorni festivi sono caduti nei fine settimana.
Rispetto alla media degli ultimi cinque anni il calo dei primi ingressi è stata dell'11%, mentre a livello di ricavi la contrazione si è limitata all'1%: un indizio che può far ritenere come i prezzi siano sensibilmente aumentati. Funivie svizzere sottolinea peraltro il fatto che le destinazioni con una buona offerta di piste oltre i 2000 metri di quota mostrano una crescita, sia di sciatori che di denaro incassato. Gli altri comprensori vedono per contro calare l'affluenza di oltre il 30% e il fatturato del 10%. "Questo dimostra chiaramente che le stazioni sciistiche ad alta quota e con un buon innevamento artificiale possono ottenere ottimi risultati anche in inverni miti", si legge in un comunicato.
Non così male in Ticino (rispetto all'anno scorso) - Per quanto riguarda l'evoluzione regionale, il Ticino segna +270% di ingressi e +4% di fatturato nel confronto con l'anno prima, quando praticamente sino a fine dicembre non era caduta neve. Tutte in negativo sono invece le principali regioni sciistiche, vale a dire Vallese (rispettivamente -21% e -8%), Grigioni (-19% e -6%) e Oberland bernese (-27% e -11%). Diverso è il quadro se si tiene conto della media quinquennale: in tal caso il Ticino mette a referto +2% e -3%, il Vallese +5% e +9%, i Grigioni -7% e +6% e l'Oberland bernese -21% e -14%.