Per Fabrizio Sirica (Ps) invece si tratta di «un passo corretto che garantisce i diritti acquisiti».
LUGANO - Sul "sì" del Senato italiano al nuovo accordo fiscale tra Italia e Svizzera, arrivano anche le prime reazione dal mondo della politica ticinese.
Per Fabrizio Sirica (Ps), l'accordo «anche se non avrà un effetto immediato sui conti, mi sembra rappresenti un passo corretto che garantisce i diritti acquisiti. Poi assume anche una valenza di giustizia sociale».
Per l'esponente socialista non corrisponde a verità ed è privo di fondamento il rischio paventato secondo cui l'accordo «indurrebbe, come ho sentito dire, i datori di lavoro ad assumere lavoratori frontalieri prima dell'entrata in vigore. Un datore di lavoro assume quando ne ha la reale necessità».
Per il leghista Quadri, invece, l'approvazione del Senato italiano di questo accordo «che considero mediocre non mi sorprende, perché l'Italia fra i due Paesi è il maggiore beneficiario visto che incasserà centinaia di milioni di imposte. L'unica cosa positiva è quella che ho sentito dire da Massimo Garavaglia (ndr. Lega Nord), secondo cui adesso sarebbe arrivato anche il momento di togliere la Svizzera dalla black-list».
Per Quadri «il Ticino avrebbe meritato un accordo più vantaggioso, perché - se tutto va bene - i benefici li vedremo tra una decina di anni. In attesa del 2033 intanto noi pagheremo di più, perché il moltiplicatore fiscale dei frontalieri da 100 sarà intanto sceso a 80. Il vantaggio è per le casse italiane».