Il mercato nero della cannabis (e i suoi rischi) raccontato da un insider
LUGANO - Con buona pace degli esperimenti di legalizzazione e del tanto discusso (e un po' dimenticato) CBD, in Ticino canapa e derivati restano fra le sostanze stupefacenti più apprezzate e ricercate. Per accaparrarsele i consumatori devono ricorrere all'illegalità del mercato nero, dove non esistono controlli di alcun tipo e dove la merce può risultare anche pericolosa per chi la utilizza.
Proprio per capire quali siano le insidie legate al consumo di cannabis & co. abbiamo parlato con Mario (nome di fantasia) che questo mercato lo conosce bene proprio perché ci lavora da oltre 30 anni.
«Ho cominciato a vendere hashish e canapa a 20 anni; da allora sono passati oltre 30 anni. Non è stata un’attività regolare e sempre part-time. Smettevo di vendere quando smettevo di consumare. Adesso consumo, di conseguenza vendo, ma ho un’attività limitata a pochi clienti. Prima invece avevo un’attività molto più sviluppata e una rete di clienti più organizzata», conferma a tio.ch
Come è evoluto il mercato negli anni della tua attività?
Dal punto di vista dei prezzi di vendita al dettaglio il prezzo non è cambiato molto. Da 20 circa anni il prezzo medio della marijuana è di 8-10 franchi al grammo, mentre quello dell’hashish è di 12-14 franchi. È evidente che per il palati, in questo caso direi i polmoni, raffinati ci sono varietà molto più care. Ad esempio per un charas Manali si può andare a spendere anche 20 franchi al grammo, magari anche oltre.
E la qualità? È cambiata?
Per quel che riguarda l’hashish la qualità è apparentemente abbastanza stabile, mentre per l’erba il discorso è diverso. Da oltre dieci anni a questa parte se ne trova anche di pessima qualità. Purtroppo di porcherie ce n’è in giro molte.
Per quale motivo?
Da una parte c’è l’uso massiccio di pesticidi e di varie sostanze che favoriscono lo sviluppo della pianta, esattamente come succede con gli ortaggi, solo che nel caso della marijuana non sappiamo quali sono i periodi di decadimento di queste sostanze che variano a seconda del vegetale coltivato; dall’altra è facile procurarsi del THC sintetico (che è la sostanza psicoattiva) che ci si può tranquillamente acquistare sul web, spesso e volentieri dalla Cina. Una volta ottenuto questo basta spruzzarlo sull’erba, che può anche essere di pessima qualità, e il gioco è fatto.
Il problema è che se il THC naturale non crea particolari problemi di salute, non si può dire lo stesso di quello artificiale. Con l’erba "spruzzata" i rischi aumentano notevolmente, soprattutto in caso di consumo massiccio e costante. Ne conosco parecchi che sono stati molto male, anche qui in Ticino. Il problema è che per il consumatore è impossibile sapere in anticipo che cosa sta comprando. Per capire cosa si ha per le mani l'unico modo è consumare, e intendersene un pochino.
Ce n’è in giro molta di marijuana "spruzzata" così?
Difficile dirlo. Ce n’è comunque in giro troppa. Il problema è dovuto al fatto che la produzione di marijuana avviene principalmente all’estero e, essendo illegale, è estremamente costoso importarla. Una parte importante del costo, infatti, è determinato dalle difficoltà - e dai rischi - del trasporto transfrontaliero.
Oggi, con l’avvento della marijuana senza THC, quella comunemente chiamata CBD, il divieto d'importazione non esiste più non essendo quest’ultima psicoattiva, dunque perfettamente legale. Di conseguenza è possibile comperare legalmente anche grossi quantitativi di marijuana CBD e sdoganarli legalmente.
Una volta in Svizzera quest’erba vien spruzzata con il THC sintetico e diventa psicoattiva e rivenduta sul mercato nero. A questo scopo già esistono laboratori, o locali che dir si voglia, utilizzati per la spruzzatura a livello industriale.
Così si eliminano i costi del trasporto e si aumentano i guadagni. Purtroppo la qualità diminuisce pericolosamente e i rischi per la salute aumentano in maniera proporzionale.
Anche tu "spruzzi" i prodotti che rivendi?
No. Quest’attività la svolgono soprattutto i grossi rivenditori, gente che tratta quintali di sostanza per volta. Per questo motivo capita che in un botto arrivino sul mercato quintali di erba qualitativamente pessima, di conseguenza pericolosa.
Questa tendenza per me rappresenta un problema perché non voglio rifornire i miei clienti con sostanze che io non consumerei. Da sottolineare è che questo è quanto si sa; il problema con le sostanze illegali è che sono più le cose che non si sanno che quelle che si sanno. Per me il problema è trovare dei fornitori che mi garantiscano la qualità del prodotto, riuscendo nel contempo di mantenere un prezzo concorrenziale. Non sempre è facile.