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Il Telefono Amico rischia di sparire nel giro di tre anni

CANTONEIl Telefono Amico rischia di sparire nel giro di tre anni

14.03.23 - 18:16
L'allarme emerge in occasione della Giornata nazionale dell'ascolto. Il tesoriere: «Mancano donazioni, il Cantone ci aiuti».
Foto di Davide Giordano
Il Telefono Amico rischia di sparire nel giro di tre anni
L'allarme emerge in occasione della Giornata nazionale dell'ascolto. Il tesoriere: «Mancano donazioni, il Cantone ci aiuti».

CHIASSO - «L'anno scorso il passivo era di 24'000 franchi. Per l'anno prossimo potrebbe essere di 34'000. Siamo sempre più in deficit». Alberto Bassanini, tesoriere del Telefono Amico Ticino e Grigioni Italiano, non nasconde le difficoltà del momento. Lo fa a Chiasso, in occasione della Giornata nazionale dell'ascolto, celebrata anche con una diretta video di Piazza Ticino.

Budget in tilt – Casse in lacrime. Più che mai. Bassanini spiega: «Il nostro budget annuale deriva per un terzo dal sostegno del Cantone Ticino. Anche il Grigioni ci dà qualcosa. Per il resto ci basiamo su donazioni. E quelle sono crollate. A causa di più fattori: dal Covid alla crisi economica internazionale. I privati sono meno propensi a donare. Lo stesso discorso vale per le aziende».

Erosione di anno in anno – All'anno il Telefono Amico ha bisogno di circa 330'000 franchi. Soldi che servono per fare fronte soprattutto alle seguenti spese. «Gli affitti delle nostre sedi, che restano anonime. Poi bisogna calcolare che abbiamo quattro professionisti a tempo parziale da stipendiare. E inoltre c'è anche la formazione, che ha un costo. Ogni anno perdiamo circa il 10%-20% del budget».

C'era una volta chi donava – Bassanini riprende: «C'erano banche che ogni anno ci davano un sostegno. E adesso non ci danno più nulla. Tante fondazioni che ci sostengono lo fanno per un anno e poi si defilano. Il rischio di sparire? Se noi non mettiamo a posto il bilancio, è concreto e potrebbe accadere nel giro di tre anni. La mia intenzione è quella di recarmi prossimamente presso il Dipartimento Sanità e Socialità. Se le autorità ci tengono davvero al Telefono Amico, è il momento di dimostrarlo».

Ma il Telefono Amico serve ancora? – Lecito chiedersi a questo punto se uno strumento come il Telefono Amico, che esiste da ben 52 anni, sia ancora utile. La risposta sembra ovvia considerando le chiamate sempre in crescita (oltre 12'600 colloqui di aiuto effettivi nel 2022 nella Svizzera italiana) che giungono ai centralini. «A chiamarci – conferma il presidente Claudio Ottaviani – sono persone di tutte le età. C'è chi ha problemi psicologici, chi ha subito violenza, chi si sente solo. Chiamano per avere un'assistenza, qualcuno che ascolti».

Cosa accade quando qualcuno vuole fare un gesto forte – «Le persone chiamano il 143 – ricorda la portavoce Claudia Cattaneo – perché evidentemente hanno voglia di essere aiutate. Se qualcuno manifesta l'intenzione di fare un gesto forte, l'operatore deve essere bravo a convincere la persona a chiamare i soccorsi. Non lo possiamo fare direttamente noi. Perché tutto quello che facciamo è coperto dall'anonimato. È il nostro marchio di garanzia».

Il ruolo del volontario – «Chiaramente – le fa eco Ottaviani – in questi casi estremi l'anonimato è un limite. Se uno mi dice che sta per buttarsi dalla finestra, non posso chiamare i pompieri per lui. Però il volontario in una situazione del genere ha il ruolo di continuare a fare parlare l'interlocutore finché non si calmerà». «Solo in un'occasione l'anonimato può cadere – puntualizza Cattaneo –. Quando la persona che ci chiama ce lo chiede direttamente. A quel punto, se c'è la sua autorizzazione, contattiamo gli organi di intervento».

La donazione del Leo Club – Due parole le dice anche Stefano Tonini, rappresentante del Leo Club di Lugano che ha deciso di donare 20'000 franchi al Telefono Amico, proprio in occasione della Giornata dell'ascolto. «Durante il periodo Covid mi sono reso conto di quanto gli anziani avessero bisogno di parlare ed essere ascoltati. Ecco perché ho deciso di aiutare chi soddisfa questo bisogno».

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Fare il volontario? A volte è frustrante
Il Telefono Amico è sempre alla ricerca di nuovi volontari. Roberto Callerio, membro di comitato, spiega cosa significhi rivestire questo ruolo. «Tutto deve restare anonimo. Un volontario non può dire a qualcun altro di essere una pedina di Telefono Amico. Anche i contenuti delle telefonate non possono essere raccontati in giro. Nemmeno ai colleghi volontari. Stessa cosa vale per le chat. L'anonimato è così assoluto che anche le nostre sedi sono in luoghi che non sono mai stati resi pubblici. Ogni tanto è frustrante. Vorresti magari condividere con qualcuno le emozioni che hai vissuto, anche solo per elaborarle, ma non puoi farlo. I nostri turni inoltre sono molto duri. Una volta al mese fai un turno di otto ore. Di solito fai turni di quattro ore. A volte tocca lavorare di notte. Non è per niente facile. Però è gratificante, ti senti davvero utile».

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