Sul rave che ha causato il decesso di una 19enne a novembre le autorità si chiamano fuori. Alcuni genitori sono delusi.
ROVEREDO/ BELLINZONA - È morta una ragazza di 19 anni. Ma la polizia si chiama fuori. Dicendo pubblicamente che per quella festa non c'era motivo di intervenire. Quel rave party di fine novembre a Roveredo Grigioni, stando alle autorità, sarebbe stato sì illegale, ma pur sempre sotto controllo. E senza alcuna lamentela da parte del Comune. Invece, secondo alcune persone che hanno partecipato alla festa abusiva e che si sono rivolte a Tio/20Minuti, lo scenario sarebbe ben diverso. «Droga e alcol c'erano già dall'inizio – dice un testimone –. Come si fa a pensare che tutto potesse andare per forza liscio?»
Solo il controllo dei documenti – La location, fino a qualche ora prima, avrebbe dovuto essere in una valle ticinese. Solo all'ultimo si è optato per la zona della diga della Roggiasca, in Mesolcina. Presenti tra le 100 e le 150 persone, tra cui diversi giovanissimi. Ancora prima di accendere la musica, la polizia sarebbe arrivata sul posto. Con la possibilità di perquisire i partecipanti, o comunque di imporre un picchetto sanitario. Cosa che non sarebbe stata fatta. «L'unica operazione che è stata eseguita – riprende il nostro interlocutore – è il controllo dei documenti di identità. Cosa costava fare un controllo più approfondito vista anche la giovanissima età di molti partecipanti?».
Un posto difficile da raggiungere – La musica parte attorno alla mezzanotte tra sabato e domenica. Molti ragazzi arrivano a piedi sul posto. «Altri grazie a un "pulmino" improvvisato che faceva la spola tra la pianura e il luogo del rave», racconta un altra persona che era presente alla festa. La giovane, che in seguito è deceduta, sarebbe arrivata a piedi in compagnia di altri amici.
La prevenzione che non ci sarebbe stata – Le domande di diversi genitori dei giovani che si trovavano al rave sono tante. Perché la polizia, pur nell'evidenza di potere constatare che sul posto circolavano droghe e alcol, non è subito corsa ai ripari facendo la dovuta prevenzione? A cosa sarebbero serviti i blocchi stradali la domenica pomeriggio, quando il rave era praticamente concluso? «Davvero bisognava aspettare che fosse il Comune a lamentarsi? Perché la polizia non ha fatto prevenzione? Non ci posso credere», sostiene una madre che si fa portavoce di un malumore, a suo dire, diffuso tra i genitori dei ragazzi partecipanti al rave.
Tutto si spegne quando la ragazza è già morta – È stata proprio la polizia, alla domenica pomeriggio verso le 17, a tornare alla diga della Roggiasca e a fare spegnere tutto. Quando già era nell'aria la notizia del decesso della ragazza, che poche ore prima era stata trasportata (e abbandonata) al San Giovanni di Bellinzona in condizioni già critiche.