Christian Pozzi, ergoterapista e docente alla SUPSI, ci spiega sintomi e cause di questa sindrome.
«È molto più comune di quanto si possa pensare».
LUGANO - Tocca circa il 35% dei residenti delle case anziani. E il 20% degli over 65 ricoverati in ospedale. Si chiama delirium e a dispetto della sua forte incidenza è una sindrome ancora sconosciuta ai più. In occasione della giornata mondiale del delirium, ricorsa ieri, Christian Pozzi, ergoterapista e docente SUPSI, ci insegna come riconoscere questo disturbo.
«Il delirium è una sindrome che innesca una cascata infiammatoria cerebrale e porta un'alterazione dello stato di coscienza e un deficit attentivo», spiega Pozzi, che studia il delirium da dieci anni. «Si manifesta spesso in maniera improvvisa ed è generalmente transitorio e reversibile. È più comune tra gli anziani, ma tocca anche adulti e bambini». Le cause del suo insorgere possono essere molteplici, precisa Pozzi, e si ricollegano a patologie e infezioni, immobilità e deprivazione occupazionale prolungata e cambiamenti improvvisi dell’ambiente di vita.
Dall'apatia all'agitazione - Riconoscere il delirium non è però così semplice, ne esistono infatti tre tipologie. «Quella più comune è il delirium ipocinetico: il paziente si presenta apatico e immerso in una sorta di sopore. C'è poi il delirium ipercinetico, che si manifesta con un’improvvisa agitazione e aggressività del paziente, e infine il delirium misto, che vede la persona fluttuare tra questi due stati d’animo».
L’intensità del delirium «spesso è un riflesso della gravità della patologia sottostante», sottolinea l'esperto, «ma la sindrome può manifestarsi anche se non c’è una malattia attiva». Emerge infatti comunemente «quando un anziano viene ricoverato all’interno di un ospedale o di una casa anziani e c’è un grosso cambiamento ambientale e sensoriale».
Casi in crescita - Il delirium «è molto più comune di quanto si possa pensare», continua Pozzi, «e la tendenza, con l’invecchiamento della popolazione, è verso l'aumento». Tanto che «invece di cercare chi ne soffre, il sanitario dovrebbe fare un altro tipo di ragionamento: partire dal presupposto che tutti ce l’hanno, escludendo mano a mano chi non ne è colpito».
Una delle principali sfide per i professionisti della salute è ora quella di prevenire il delirium. Secondo Pozzi è possibile farlo garantendo al paziente «un ambiente confortevole e tranquillo, personale adeguatamente formato, continuità a livello di mobilità e oggetti che favoriscono l'orientamento come calendari, orologi e fotografie dei familiari».