Il commento dell'ACS sull'apertura da parte dell'UE alle alternative alla mobilità elettrica, in vista dello stop del 2035
LUGANO - Con la ratifica a maggioranza del regolamento europeo da parte dei ministri dell'energia dell'Unione, dallo scorso 28 marzo è definitivo lo stop alla vendita di auto e furgoni nuovi a benzina e diesel dal 2035.
Con una sola deroga, chiesta e ottenuta dalla Germania, quella per i veicoli alimentati esclusivamente con combustibili rinnovabili di origine non biologica, i cosiddetti e-fuels o carburanti sintetici, che verranno dunque omologati. Nessuno spazio invece per i biocarburanti chiesti dall'Italia: il futuro è dunque tutto per veicoli a propulsione elettrica o a idrogeno, e per quelli con motori termici, ma solo se alimentati con carburanti sintetici.
Con Simone Gianini, presidente della Sezione Ticino dell’Automobile Club Svizzero (ACS) ci chiediamo che impatto avrà la decisione dell’Ue sulla Svizzera e cosa aspettarci da qui al 2035.
«Pur non essendo ancora chiaro se e in che misura la Svizzera recepirà tale regolamentazione - spiega l'esperto di ACS - è evidente che il nostro piccolo mercato sarà almeno indirettamente condizionato da questa decisione. Anche se il grosso della produzione mondiale è in Asia e America, che non hanno annunciato alcuna intenzione di abbandonare la messa in circolazione di automobili a diesel o benzina, il fatto che nella vicina Europa dal 2035 queste ultime non potranno più essere vendute, e pian piano in certe zone nemmeno circolare, determinerà la stessa tendenza anche nel nostro Paese».
La transizione verso la mobilità elettrica è peraltro già iniziata.
«Sì, molte delle novità che vengono lanciate sul mercato già oggi sono totalmente elettriche e molte case automobilistiche europee hanno già annunciato che ben prima del 2035 la loro produzione sarà esclusivamente orientata ai veicoli elettrici».
Come giudica questa definiva svolta "green"?
«La tendenza è incontrovertibilmente in atto e, dal profilo del bilancio ambientale, anche sensata. Problematico è tuttavia il tema della garanzia dell’approvvigionamento energetico e lo sarebbe stato ancora di più se l’Ue non avesse almeno ammesso fonti alternative, come i carburanti sintetici. Limitare lo sviluppo tecnologico a una sola fonte energetica, cioè quella elettrica, avrebbe infatti acuito il problema, tuttora irrisolto, di garantire una sufficiente disponibilità per alimentare l’intero parco veicoli».
E quanto alla deroga per gli e-fuels?
«Sarebbe stato profondamente sbagliato non lasciare aperta la possibilità di sviluppare altre fonti che, lo si è visto in questi ultimi anni anche con i motori endotermici, possono portare a soluzioni sostenibili, anche dal punto di vista ambientale».
Attualmente si può scegliere tra diversi tipi di propulsione.
«Oltre a benzina e diesel, che oggi sono ancora soluzioni più che valide dal punto di vista finanziario, ma anche da quello ecologico, e lo saranno ancor di più con l’introduzione delle nuove norme Euro7 a partire dal 2025, ci sono le motorizzazioni totalmente elettriche e quelle ibride che contribuiscono ad avvicinare l’utenza alla mobilità elettrica».
Per chi oggi si trovasse a cambiare auto, cosa consigliare? Comprare ancora diesel e benzina oppure stop già da subito?
«La scelta è ampia e la soluzione ideale va valutata caso per caso. L’apertura all'e-fuel dichiarata dall'UE rimette in gioco le auto con motore termico, oggi a benzina o diesel. Con ogni probabilità questi veicoli un giorno potranno funzionare anche con carburanti sintetici, rendendoli di fatto neutre dal punto di vista delle emissioni di CO2. Quindi acquistare un'auto a benzina o diesel oggi non costituisce un problema per il futuro».
È innegabile che l'elettrico, per una famiglia a medio reddito, oggi risulta essere un impegno ancora piuttosto oneroso.
«Malgrado gli incentivi, ad esempio sull’investimento iniziale per l’equipaggiamento di ricarica, i veicoli elettrici restano ancora più cari rispetto a quelli a diesel o benzina e spesso rivolti a segmenti di gamma superiore. È questo anche il motivo per cui le associazioni di categoria come ACS propendono per una transizione graduale e per l’apertura, e non la chiusura, alle innovazioni tecnologiche.
Non per forza soltanto nel campo elettrico, ma appunto anche ad esempio per i carburanti sintetici, oggi anch'essi ancora troppo cari. L'imposizione di soluzioni esclusive e troppo onerose per chi non se le può permettere ed ha comunque bisogno dell’automobile, costituirebbe una inaccettabile limitazione della libertà personale, che include anche quella di movimento».