L'IA potrebbe ostacolare o aiutare nella transizione verde. Ne parliamo con Andrea Emilio Rizzoli, Direttore dell'Istituto Dalle Molle
LUGANO - Un bene o un male? In realtà: entrambi. Se non è ancora stato del tutto stabilito in che modo lo sviluppo dell'intelligenza artificiale contribuirà all'impatto ambientale, in Ticino si sta già studiando come utilizzarla per trovare metodi innovativi per abbattere il consumo di energia.
Ma andiamo con ordine. Stando a un approfondimento recentemente apparso sul quotidiano spagnolo El Paìs, le stime del consumo energetico dei data center - edifici pieni di computer in cui vengono elaborati dei dati - variano tra l'1 e il 2% del consumo globale.
Entro il 2040, inoltre, le emissioni del settore tecnologico dovrebbero rappresentare il 14%, ossia il 12% in più di quelle causate oggi dal settore dell'aviazione. Queste, tuttavia, sono stime effettuate prima dell'avvento di ChatGpt, che potrebbe cambiare tutte le carte in gioco.
Per capire in quale modo l'IA possa salvarci o condannarci, abbiamo interpellato il professor Andrea Emilio Rizzoli, Direttore dell'Istituto Dalle Molle, di studi sull’intelligenza artificiale Usi-Supsi.
IA quanto costi - Si è assistito a «un aumento considerevole delle risorse energetiche impiegate per addestrare» i modelli di IA attualmente in uso. Ad esempio, «il costo energetico per addestrare GPT3 era stato stimato essere circa di un milione di dollari, con i prezzi pre-crisi dell’energia». Un costo che, se tradotto, corrisponde al consumo annuo di circa 120 unità domestiche americane.
Le variabili sono molteplici, a cominciare da quali fonti energetiche si vogliono utilizzare. «Già adesso molti data center alimentano i loro server utilizzando pannelli fotovoltaici. È stato stimato che il fabbisogno energetico della Svizzera potrebbe essere completamente soddisfatto con risorse rinnovabili come la produzione di energia a partire da risorse idriche, eoliche e solari. Ridurre il consumo energetico, anche dell'intelligenza artificiale» in questo periodo di transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili «ha molto senso».
Quindi quanto inquina? - Fare una stima «dell'impatto specifico dell'intelligenza artificiale sulle emissioni è molto difficile», in quanto non si inquina unicamente quando si collega il proprio pc o smartphone a un'intelligenza artificiale. Il problema nasce dalla tendenza a ripartire le statistiche «tra categorie quali servizi, trasporti, economie domestiche eccetera, ma l’IA è una tecnologia pervasiva che entra in tutte queste categorie».
Ma, secondo il professore, bisognerebbe anche concentrarsi sul modo in cui l'IA potrebbe aiutarci a raggiungere l’efficienza energetica. «Molte tecniche di ottimizzazione dei consumi energetici sono basate su soluzioni progettate con l’ausilio dell'intelligenza artificiale».
In Ticino, per esempio «il team del professore Cesare Alippi della Facoltà di informatica dell’Usi e membro di Idsia Usi-Supsi ha sviluppato algoritmi» grazie ai quali «teoricamente, possiamo abbattere del 10% il nostro uso di energia. Se pensiamo alla scala di una nazione come la Svizzera si parla di terawatt», ossia di migliaia di miliardi di Watt.
Un vero e proprio boom - Con il lancio di nuove intelligenze artificiali da parte di Microsoft e di Google è da attendersi un aumento della domanda potenzialmente vertiginoso. Ma resta da considerare che è in corso una vera e propria crisi delle materie prime.
«Sono una risorsa finita e per questo motivo tendono a scarseggiare tanto più ne aumenta il consumo. Considerazioni geopolitiche inoltre ci portano a essere pessimisti o cauti per quanto riguarda la disponibilità futura di semiconduttori. Non dobbiamo escludere scossoni nel settore dovuti a questa difficile situazione».
«Ci sarà sicuramente una spinta a un utilizzo più razionale delle risorse, e le tecniche di recupero di materie prime estraendole dai rifiuti elettronici da parte di aziende specializzate saranno sempre più raffinate. Le terre rare sono il petrolio del 21mo secolo e il 97% della produzione mondiale è in Cina. È il momento di farsi delle domande».