Max Spinetti visita regolarmente gli ospiti del Centro Al Suu di Bombinasco. «Chiudere è inaccettabile, le proveremo tutte»
CURIO - Il Centro Al Suu di Bombinasco verrà chiuso. Oltre ai dipendenti che perdono il lavoro, otto persone che lì risiedevano dovranno essere ricollocate altrove.
Qualcosa di «inaccettabile, impossibile e grottesco», per Max Spinetti che, con l’associazione “Noi per Loro”, passa molto tempo con quelli che definisce i suoi “ragazzi”. Tra eventi, feste, pranzi e gite, si è andato consolidando un forte legame negli ultimi quattro anni.
Le motivazioni, recentemente fornite da Fra Martino Dotta, non convincono Spinetti. «Sono molto deluso. Vorrei che fra Martino riflettesse su quello che dice, bisogna mettersi una mano sul cuore e aiutare le persone che sono veramente in difficoltà e che non hanno nessuno».
«Non si possono separare»
Per Max, insomma, è impensabile separare gli ospiti del Centro. «Hanno una certa età e vivono insieme da così tanto che sono ormai diventati praticamente fratelli. Non ci si rende conto che questi ragazzi hanno un orto, una casa delle api, un giardino, i loro spazi per lavorare e muoversi. Cosa succederà ora? Finiranno in una casa per anziani e si lasceranno andare. Li conosco bene. Questo non deve succedere. Ci tengo troppo a loro, ai loro sorrisi».
Però il Centro va ristrutturato. «La struttura è vecchia, ma solida. Non ci vogliono cinque milioni. Se si parla della necessità di qualche bagno in più, sono disposto con un amico idraulico a mettermi all'opera. L’ascensore? C’è una scala elettrica, ma non la usa nessuno. I ragazzi fanno le scale. È impensabile non riuscire a trovare una soluzione per queste otto persone».
Una mano dallo Stato?
La questione, lo ricordiamo, è finita anche sul tavolo del Consiglio di Stato. «Mi fa piacere che venga presa in esame la questione del salvataggio della struttura», commenta Max, «sicuramente il Governo può dare una mano a salvare l’istituto, anche perché, ribadisco, non c’è bisogno di spendere cinque milioni».
Oltre al nostro interlocutore, ci sono anche altri dipendenti all’interno della struttura disposti a lottare per mantenere i ragazzi in loco, nonostante incomba la disoccupazione. «Non ci arrendiamo, ma abbiamo bisogno di aiuto. Le proveremo tutte».