È caccia all'uomo tra Aldesago e Ruvigliana. Le ipotesi di Nash Friedrich Pettinaroli presidente dell'associazione AnimaLife Ticino.
LUGANO - Prosegue la caccia al torturatore e uccisore di gatti che da qualche mese miete vittime tra Aldesago e Ruvigliana. Teste e code mozzate. Sono almeno quattro i macabri episodi registrati dalle autorità. «Abbiamo a che fare con qualcuno che odia profondamente i gatti. O che prova piacere nel fargli del male», sostiene Nash Friedrich Pettinaroli presidente dell'associazione AnimaLife Ticino e autore del saggio Dietro la violenza.
Dalla sua esperienza come si può arrivare a compiere azioni simili?
«Va fatta una premessa: alla base ci può essere anche un problema banale. Qualcosa che questa persona ha avuto con i gatti. Magari perché gli hanno fatto semplicemente un buco o la pipì in giardino. Chiaramente si tratterebbe di un individuo con disturbi a livello psichico».
In questo caso si ha la sensazione di avere a che fare con qualcosa di estremamente patologico.
«Sì. A volte non c'è un perché. C'è chi nasce con una patologia, come la schizofrenia, e se la prende con altri esseri viventi. Altre volte tutto deriva da gravi problemi in famiglia. Da violenze psichiche o fisiche subite».
Quanto conta il passato della persona nel passare a gesti del genere?
«Tanto. Capita che nel corso dell'infanzia qualcuno che deve prendersi cura della persona, non lo faccia nel modo adeguato. Con carenze importanti. E così si cresce con una voglia di rivalsa, con un bisogno perverso di affermarsi. Chiaramente senza esporsi. Ma l'autore dei gesti prova piacere nel sapere che tutti in zona parlano di lui. Il grado di empatia è pari a zero. Non si prende minimamente in considerazione l'idea che l'animale soffra».
La Storia indica che si può passare dall'uccisione di animali a quella di esseri umani.
«È così. Il fatto di uccidere o torturare i gatti significa che non senti il dolore dell'essere vivente. Se non senti quello del gatto, puoi anche non sentire quello dell'essere umano. In alcune situazioni si verifica un'escalation. Ci sono casi moderati in cui la violenza si "limita" a una rissa o a un pestaggio. Fino ad arrivare all'omicidio».
Secondo lei chi c'è dietro i fatti di Aldesago e Ruvigliana?
«Un uomo di età avanzata. Nel 90% dei casi sono individui maschi a commettere violenze sugli animali. Parlo di età avanzata perché un tempo non si aveva lo stesso rispetto per gli animali che hanno magari le nuove generazioni. Questo non esclude che possa trattarsi anche di un ragazzino che intende sfogare la propria rabbia o emulare quanto ha visto sui social. Però uno dei gatti uccisi è stato rinvenuto nel giardino del proprietario. Penso che un giovane avrebbe timore a spingersi così oltre».
Le violenze sugli animali aumentano. Di recente a Roveredo Grigioni una persona è stata condannata per avere ucciso un cagnolino.
«Ha ricevuto una pena pecuniaria. Dal mio punto di vista non basta. Chi commette certe azioni necessita di un percorso rieducativo. Io non sono né psicologo né psichiatra per dirlo: ma sarebbe anche il caso di avere perizie che stabiliscano che queste persone non possano più nuocere».
Non si fa abbastanza?
«In Italia, tanto per fare un esempio, ci sono centri in cui si verifica se chi ha commesso violenza su animali potrebbe farlo anche sull'essere umano. In Svizzera questo possibile legame non viene sufficientemente preso in considerazione».