A dichiararlo il Sincato svizzero dei servizi pubblici e sociosanitario Vpod alla fine dell'assemblea annuale tenutasi giovedì sera
LUGANO - Tagli sulle pensioni, qualità della vita in pericolo e condizioni lavorative che potrebbero deteriorarsi. L'assemblea annuale delle delegate e dei delegati Vpod Ticino, tenutasi giovedì sera alla presenza di 69 rappresentanti dei servizi pubblici e sanitari, ha dichiarato che uno sciopero generale del settore «è sempre più inevitabile».
I motivi sono fondamentalmente due. I tagli sulle spese cantonali, si legge nella risoluzione dell’assemblea, «imposti dal decreto Morisoli che avranno forti ripercussioni sulle condizioni di lavoro (effettivi del personale, carovita, aumenti annui, ecc.) e sulla qualità di vita della cittadinanza» toccano e toccheranno sempre più ospedali, cliniche, case anziani, istituzioni sociali, servizi d’assistenza e cura a domicilio, nidi e strutture extrascolastiche, strutture psichiatriche. Ma anche scuole e servizi cantonali.
Inoltre, secondo il sindacato esiste un pericolo concreto «che le pensioni di 15'000 assicurate/i in primato di contributi dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino vengano ridotte del 20%, se il Parlamento non accetterà un piano di compensazione - si tratta di finanziare una crescita corrispondente del capitale individuale tramite un aumento dei contributi a carico del datore di lavoro».
A fronte di queste forti incertezze, Vpod dichiara quindi di «aderire al principio di uno sciopero generale del settore pubblico e sociosanitario». Pur non avendo ancora dichiarato ufficialmente alcuno sciopero generale, tiene inoltre a precisare che appoggia la mobilitazione e gli scioperi del 10 maggio, come pure pienamente lo sciopero delle donne del prossimo 14 giugno.
Infine, «l'Assemblea dichiara di mobilitarsi contro i peggioramenti del secondo pilastro, sostenendo il referendum lanciato nelle ultime settimane contro la modifica della Legge sulla previdenza professionale decisa dal Parlamento federale».