Dal presidio di Mendrisio le preoccupazioni per il futuro. E non solo per i tagli alle pensioni
MENDRISIO - Per le pensioni IPCT questa mattina si è protestato anche in quel di Mendrisio. Non solo docenti delle medie (non della sedie di Mendrisio, che non ha aderito alla giornata di sciopero) ma anche della Supsi così come il personale sanitario del Servizio Medico psicologico di Mendrisio, dell'Ufficio terapia dell'USC, del Centro diurno Torriani e di altri enti statali.
Si sono ritrovati, come i colleghi di Lugano, Locarno e Bellinzona, per condividere le proprie preoccupazioni in merito alle sorti delle loro future pensioni.
«Dopo tre manifestazioni fatte nel corso del 2022 e 2023, abbiamo deciso di aumentare la pressione sul Consiglio di Stato visto che non abbiamo avuto ancora notizie in merito alle misure di compensazione che dovrebbero mitigare questo taglio delle pensioni che ci aspetta», sottolinea Michel Petrocci, del Servizio medico psicologico di Mendrisio.
«Se le cose non dovessero cambiare - aggiunge - sarà aumentata l'intensità degli scioperi. Non intendiamo fermarci. Scioperare è un diritto civico, non abbiamo bisogno di autorizzazioni per esercitare i nostri diritti».
La preoccupazione per un futuro prossimo riguarda anche Flavia, operatrice 59enne presso l'OSC: «I prossimi anni lavorerò praticamente per niente grazie alla riduzione del tasso di conversione e alla prospettiva delle riduzioni delle pensioni».
Moira 48 anni, impiegata come curatrice presso Ufficio dell'aiuto e della protezione ha ancora davanti a sé diversi anni prima della pensione. Eppure i timori per il futuro non mancano lo stesso: «Ci sono in atto anche dei tagli del personale. Vanno via colleghe impiegate al 100%, vengono assunti sostituti all'80%. Su chi va gravare il carico di lavoro? Su noi che restiamo».