Azione congiunta dell'Associazione ticinese dei giornalisti e di syndicom in Piazza della Foca a Bellinzona
BELLINZONA - «Un calo drastico delle entrate pubblicitarie, l'aumento dei costi delle materie prime, una rivoluzione digitale da affrontare e nuove abitudini del pubblico». Tutti motivi per cui il «settore dei media lotta da solo contro una crisi devastante».
È per questo che l'Associazione ticinese dei giornalisti e syndicom hanno organizzato quest'oggi un'azione di sensibilizzazione e di protesta in Piazza della Foca a Bellinzona.
«Ricordiamo negli ultimi anni la chiusura del Giornale del Popolo, i licenziamenti alla RSI e al Corriere del Ticino e poi la chiusura del Caffè. I media che rimangono ancora attivi lo fanno tra mille difficoltà economiche. E non dimentichiamoci di un fatto: il Ticino – e nella Svizzera tedesca – i giornalisti e gli operatori dei media lavorano da quasi 20 anni senza un contratto collettivo di lavoro».
Per l'associazione e i sindacati si tratta di una situazione «di precarietà quotidiana che si fa sempre più sentire sulle condizioni di lavoro della nostra categoria, con la categoria dei giornalisti freelance che soffre ancora più degli altri». Parlando di salari, «quella del giornalista è la professione meno remunerata tra chi ha una laurea universitaria».
Aiuto ai media
L’anno scorso in votazione popolare è stato bocciato a livello federale un pacchetto di aiuto ai media. Non ci sarà quindi alcuna misura di sostegno a livello federale.
Comunque, già nel febbraio del 2020 «le nostre associazioni avevano presentato un atto parlamentare (firmato da tutti i partiti, tranne l’UDC) che chiedeva misure di sostegno ai media locali. Da allora sono trascorsi tre anni. È arrivato il tempo di agire». L'associazione cita qui l'esempio del canton Vaud, che funge da pioniere. «Sollecitiamo i membri del Gran Consiglio ad analizzare quel modello e a varare il più velocemente possibile un pacchetto locale di aiuti ai media del canton Ticino. Non c’è più tempo da perdere».
In pericolo c’è la democrazia
Secondo l'AGP anche la democrazia, e quindi il mondo della politica, «sono chiamati in causa». Se il settore dei media è in difficoltà, lo sono e lo saranno sempre di più anche le istituzioni democratiche.
«La stampa, nelle sue varie forme, permette il confronto delle idee e il dibattito pubblico. E questo è un elemento fondamentale del funzionamento democratico di una società. Media deboli significa anche democrazia debole. Lasciare i media da soli a combattere questa battaglia significa inevitabilmente far del male alla democrazia».