Ha suscitato non poca inquietudine il video della 13enne aggredita a Pregassona. Numerose le telefonate in redazione: «Fate qualcosa»
LUGANO - Se non l'hanno visto tutti, sono stati in molti. Troppi, in ogni caso. Nel video, entrato nelle chat di migliaia di ticinesi, la vittima è ancora una volta lei, la tredicenne che in febbraio era stata aggredita, schiaffeggiata e buttata a terra da una coetanea, mentre il resto del gruppo restava a guardare divertito.
Il filmato - Da una parte, dunque, una ragazzina inerme. Dall'altra il volto del branco. Un branco costituito a sua volta da coetanee. Visi d'angelo, ma capaci di una ferocia che lascia interdetti.
La location è sempre la stessa: Pregassona. Questa volta la giovane è accerchiata. Una ragazza riprende il tutto con il telefonino. Altre, a turno, si divertono a strapparle ciocche di capelli. Lei non apre bocca, cerca solo di fuggire. E quando sembra riuscirci ecco che viene raggiunta e privata dell'ennesima ciocca, nemmeno fosse una vecchia bambola.
Genitori preoccupati - Il video dura pochi secondi, ma è un pugno nello stomaco. Lo è per molti, tanto che in una manciata di giorni (noi l'abbiamo ricevuto venerdì scorso), sono state almeno una decina le mamme che ci hanno contattato chiedendo di intervenire.
In una telefonata dietro l'altra sono emerse ansie e preoccupazioni di genitori che si domandano come mai non sia stato fatto ancora nulla. Nel coro di voci si va lentamente concretizzando un presentimento: i due episodi non sono isolati. E il problema non è stato ancora risolto.
«La madre teme il peggio» - Lo stesso timore traspare dalle parole di Oana Raduti, presidente dell'associazione Aletheia, che ha preso a cuore la vicenda. E che è in contatto con la mamma della ragazza. Proprio da lei, spiega, ha appreso che gli episodi di bullismo non sarebbero terminati: «Hanno continuato ad andare avanti fino alla fine della scuola». L'ultimo video, veniamo a sapere, non è così recente, ma risale ad almeno un mese fa.
Un altro genitore ci contatta per denunciare più o meno la stessa situazione: «Sono violenze reiterate e sistematiche. Vanno avanti da mesi».
Oana Raduti non nasconde un'altra preoccupazione, condivisa dalla stessa madre della dodicenne: «Non capiamo come mai fino ad ora non sia stato fatto nulla. E se qualcosa è stato fatto, come mai il problema non è stato risolto?». Il timore è che il problema possa sfuggire di mano, con conseguenze irreversibili.
«Verifiche in corso» - In questo misto di clamore e silenzi, la macchina della giustizia non sembra comunque restare immobile. Anche se i dettagli latitano, la Polizia precisa: «Siamo al corrente della situazione, che ci è stata segnalata e che stiamo monitorando, e sono stati avviati i necessari accertamenti per chiarire i fatti».
Date le verifiche in corso che riguardano dei minorenni, e a tutela dell’insieme delle parti coinvolte, non si riesce a scucire molto altro. «Al momento è prematuro esprimerci ulteriormente», è la chiusa lapidaria degli inquirenti.
La riportiamo testualmente alla signora Raduti, che ribatte con altrettanta fermezza: «Speriamo che non venga fatto quando è ormai troppo tardi».