Il merito, secondo APTdaiGP, è solo della maggiore presenza in stalla del bestiame e della «protezione virtuosa» da parte degli allevatori
MAGGIA - Nel primo semestre di quest'anno sono diminuite le predazioni di animali da reddito da parte del lupo. Lo afferma il Gruppo Lupo Svizzera: «La protezione del gregge sta avendo effetto: nella prima metà del 2023, nei cantoni Vallese e Grigioni più colpiti dai lupi, è stato ucciso molto meno bestiame rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Di conseguenza, ci sono stati anche meno permessi di caccia: sei» nella prima metà del 2022, «quest'anno nessuno. Il grande impegno che i contadini alpini e gli allevatori mettono nella protezione delle mandrie ripaga e viene rispettato».
Secondo l'Associazione Protezione Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP) è «tutto vero, ma questo si è avverato grazie alla maggior protezione virtuosa delle mandrie da parte degli allevatori. Ma pure per l’inusuale e imposto prolungato periodo della stabulazione degli animali, con gravi problemi per il benessere delle bestie e per le scorte di foraggio! Dare a Cesare quel che è di Cesare!».
Le note dolenti non mancano, affermano i co-presidenti Germano Mattei e Georges Schnydrig. «I crediti supplementari della Confederazione di 4 milioni sono anzitempo esauriti. E questa è un’informazione preoccupante. Dove sono stati investiti? Al momento non è dato da sapere». Inoltre, in Ticino gli avvistamenti di lupi sono il doppio rispetto all'anno precedente. «Constatazione non certo incoraggiante, considerato che il periodo dell’alpeggio è appena iniziato. Per gli alpeggianti l’inizio della stagione era solitamente una festa, oggi è un momento di preoccupazione e di pressione psicologica».
Ieri a Berna, in seno all'ufficio presidenziale APTdaiGP, si è parlato delle recentissime notizie di predazioni in Ticino (Bosco Gurin, Corippo, Chironico), in Vallese (Visperterminen), nell'Oberland bersene (con concausa la presenza di grifoni). «I numeri dei capi predati e dispersi non sono di poco conto» e si deve fare il possibile per evitare il ripetersi «della tragica stagione 2022, con circa 1600 predazioni riconosciute, diverse centinaia di capi dispersi non rimborsati e troppi alpeggi scaricati prematuramente, con territori alpini abbandonati all’oblio».