L'IPCT ha oggi parlato di «una delle peggiori performance degli investimenti degli ultimi decenni».
BELLINZONA - A causa di fattori come la guerra, l'inflazione e l'aumento dei tassi di interesse è stato un anno difficile per le casse pensioni svizzere (rendimento medio netto -9,58%), tra cui l'Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT).
Lo ha comunicato lo stesso IPCT quest'oggi, parlando di «una delle peggiori performance degli investimenti degli ultimi decenni». Rispetto al resto del Paese il patrimonio IPCT non ha fatto eccezione e ha generato un rendimento netto del -9.16% (anno precedente: +5.20%), trascinando il grado di copertura al 62.6% (anno precedente: 69.6%).
Ci si allontana così dal grado di copertura pari al 67.7% previsto a fine anno dal piano di finanziamento aggiornato e trasmesso all’Autorità di vigilanza nel corso del 2022. Le simulazioni del Perito in materia di previdenza professionale permettono di poter comunque attestare il raggiungimento, entro il 01.01.2052, dell’obiettivo legislativo cantonale, vale a dire un grado di copertura pari all’85%.
Tassi di conversione
Il Consiglio di amministrazione, «perseguendo la sostenibilità finanziaria delle rendite, ha deliberato la graduale riduzione dei tassi di conversione, partendo dall’attuale tasso del 6.17% sino
ad arrivare ad un tasso che sarà del 5.25% tra 8 anni (a 65 anni)», si legge ancora nella nota.
Parallelamente sono state approfondite e decise le misure di compensazione volte a mitigare gli effetti avversi dell’abbassamento dei tassi di conversione sulle future rendite. Quella principale è di competenza dell’Ente pubblico e consiste in un aumento dei contributi di risparmio (a carico degli assicurati e dei datori di lavoro) che permetta di mantenere invariato l’obbiettivo di rendita (attualmente pari al 47.5% circa dell’ultimo stipendio assicurato). Il Consiglio di Stato licenzierà un Messaggio in merito all’attenzione del Gran Consiglio nel corso dell’estate 2023.
Anche l’IPCT ha annunciato che intraprenderà delle misure di compensazione di propria competenza, attingendo ai propri accantonamenti appositamente predisposti. I dettagli relativi a questi interventi saranno comunicati in futuro.
Riserve? Niente da fare
Per quanto concerne infine la costituzione delle riserve di contributi del datore di lavoro da CHF 700 milioni («operazione che il Gran Consiglio nell’aprile 2022 ha preferito al contributo di risanamento di CHF 500 milioni proposto dal Consiglio di Stato nel Messaggio 7784»), l’aumento dei tassi di interesse obbligazionari e l’alta volatilità dei mercati finanziari in atto dall’inizio del 2022 «non ne hanno ad oggi reso possibile la concretizzazione e anche per il prossimo futuro permangono importanti incognite», conclude il comunicato.