Attivisti sul palco del Festival di Locarno: un'azione che continua a far discutere la rete
LOCARNO - In Svizzera gli attivisti di Renovate, preoccupati che questa sia la ultima generazione dell’Umanità, si propongono di sensibilizzare il pubblico sul problema climatico e i governanti affinché attivino immediatamente un piano di emergenza destinato al miglioramento dell’efficienza termica degli edifici da qui al 2030, similmente a quanto stanno legiferando in altri Paesi.
I costi, sia in termini economico-finanziari che di emissioni, per isolare tutti gli edifici di Europa e Nord America sarebbero incalcolabili ed il risultato finale sarebbe solo parziale in quanto i Paesi che fanno parte del gruppo OECD (https://www.oecd.org) rappresentano il 59% delle emissioni totali di CO2. Anche ammettendo che tutti aderissero, non basterebbe perché il resto del mondo continuerebbe a produrre CO2, anzi aumenterebbe la produzione dovendo fornire pannelli solari, materiali isolanti e quant’altro. Inoltre gli attivisti di Renovate confondono facilmente la CO2, l’inquinamento ed il riscaldamento globale: temi scientificamente e tecnicamente non direttamente correlati. Diciamo che la realtà è molto più complessa. Quando non sono impegnati a bloccare le autostrade (lo hanno fatto a Losanna, Ginevra, ma anche a Roma con i loro cugini “Ultima Generazione”) creando danni e scompiglio, si dedicano ad azioni dimostrative come quella recentemente realizzata sul palco del Festival del Cinema di Locarno.
L’opinione pubblica si è subito divisa e si sono formulate sostanzialmente tre ipotesi: la prima è che il Festival ha organizzato una messa in scena in contemporanea con l’intervento del regista Luc Jacquet sui temi ambientali: la seconda è che il Festival ha “gradito” o “tollerato” l’incursione pur non avendola pianificata, lasciando che la sicurezza non si opponesse all’intervento, infine la terza ipotesi, quella che la sicurezza della Prosegur ha mancato di proteggere il palco ed alla fine il Festival ha “approfittato” dell’incursione per sensibilizzare gli spettatori.
Per uscire dal campo delle mere ipotesi abbiamo interpellato ufficialmente la società PROSEGUR che ha il mandato per la garanzia della sicurezza del Festival, degli spazi e dei suoi ospiti. L’azienda luganese, con la firma del Ten. Giuseppe Drago, responsabile marketing & vendite, ci ha fatto sapere che non era autorizzata a dare alcuna risposta ufficiale e che avremmo dovuto rivolgerci alla responsabile Comunicazione & PR del Festival, Fiorenza Conforti. Naturalmente abbiamo girato lo stesso quesito, ovvero se ci sia stata una falla o meno nella sicurezza da parte della Prosegur oppure l’azione fosse stata in qualche modo pianificata o tollerata. La risposta formale è stata che i giovani attivisti “sono saliti sul palco” e che, data la vicinanza con il tema trattato, "Il Festival ha dato loro spazio per diffondere il loro messaggio in maniera pacifica”. In merito al comportamento della Prosegur, ha aggiunto la Conforti, essa è “intervenuta tempestivamente seguendo il protocollo” con particolare attenzione “vista la presenza degli ospiti” e di “minori” sul palco.
Quindi, alla fine, una operazione win-win, in cui tutti, senza alcuna responsabilità specifica, hanno tratto vantaggio da questa situazione. Il Festival ha dimostrato solidarietà, tenerezza e visibilità agli attivisti di Renovate, il pubblico ha potuto applaudire al messaggio ambientalista, la sicurezza si è comunque comportata secondo il protocollo rispettando gli standard di sicurezza e gli attivisti hanno avuto la loro fetta di visibilità. Ora le coscienze sono più ecologiche. Questa volta si parlava di ambiente ed è andata bene, speriamo che quando si proietterà un film sulla guerra o su di un serial killer, qualche “attivista” non voglia cogliere l’occasione per 15 minuti di protagonismo.