Il Partito Comunista prende posizione sulle recenti dichiarazioni di Thomas Süssli
BELLINZONA - «Come volevasi dimostrare, e come il Partito Comunista denuncia da anni, i presunti “campioni di patriottismo” che si trovano ai vertici dell’esercito svizzero hanno tolto finalmente la maschera! Il comandante in capo delle nostre forze armate, Thomas Süssli (colui che parla meglio l’inglese delle lingue nazionali), sostituendosi ai politici democraticamente eletti, e proprio alla vigilia delle elezioni federali, si inserisce attivamente nel dibattito politico e chiede esplicitamente un vincolo più stretto fra l’esercito svizzero e la NATO (oltre che con l’UE)».
Comincia così una secca riflessione del Partito Comunista sulle recenti dichiarazione del capo dell'Esercito svizzero. «È la “tattica del salame” con cui l’élite svendipatria e globalista sta progettando la completa sottomissione della Confederazione al campo atlantico - si legge in una nota - proprio quando quest’ultimo è in declino e sta scatenando guerre un po’ ovunque (non c’è solo l’Ucraina in ballo: le tensioni sono elevate anche in Kosovo, in Niger, ma anche sulle Kiribati e a Taiwan)».
La nota prosegue dicendo che «per concretizzare i suoi sogni irresponsabili, Süssli propone che i soldati svizzeri si addestrino all’estero. Non solo già oggi la Svizzera sta esternalizzando ai centri NATO la formazione degli ufficiali, ma ora dovremo mandare pure i nostri giovani coscritti a farsi indottrinare dagli americani?».
Gli esponenti comunisti si chiedono se «ci siamo scordati che la missione dell’esercito svizzero dovrebbe essere esclusivamente difensiva?».
Il Partito Comunista preannuncia «di conseguenza che si opporrà alla modifica della relativa legge che attualmente non permette di obbligare i soldati svizzeri a uscire dai confini nazionali per i corsi di ripetizione. Deve essere chiaro a tutti che una maggiore cooperazione con la NATO – che ha perso ogni presunta vocazione difensiva ed è diventata una coalizione di attacco al servizio degli interessi americani – significa distruggere del tutto quel poco di neutralità rimastaci e portare i soldati svizzeri in guerra per conto di altri governi!».
Il Partito Comunista - scrivono i suoi rappresentanti - «ha letto in anticipo questi pericoli e per questo si è schierato coerentemente per la difesa della neutralità svizzera: appare come non mai urgente dare quindi un segnale forte alle prossime elezioni federali e votare la lista “No UE – No NATO” per frenare i rischi di coinvolgimento bellico e per salvaguardare la pace e la nostra sovranità».