Si è svolto in Piazza Dante un sit-in di protesta in favore del giornalista australiano Julian Assange. L'obiettivo? Informare.
LUGANO - «Non possiamo stare solo a guardare». Una forza interiore, «un dovere civile e una sfida morale» come scriveva Oriana Fallaci, un sentimento maturato con il tempo che ha spinto Lorena Corrias e Sana Hussein Ribwar ad agire per difendere i diritti di Julian Assange. Questa la motivazione alla base del sit-in di protesta, organizzato dall’associazione “Como for Assange”, che si è svolto questo pomeriggio in piazza Dante a Lugano.
L'inizio di un impegno civile - Un attivismo in favore del giornalista australiano e fondatore di WikiLeaks iniziato un anno fa a Como quando Lorena ha preso coscienza della sua storia. «Ho seguito una puntata di PresaDiretta su Assange. Avevo sentito parlare di lui ma non lo conoscevo. "Dormivo" e questa puntata mi ha risvegliato. Sono rimasta scioccata per tutto quello che ha passato e ho dovuto agire».
Dopo un anno ecco ora che l’evento ha raggiunto, per la prima volta, anche il Ticino. L'obiettivo? Informare. «È importante che tutti sappiano cosa sta accadendo a Julian Assange: è in carcere per aver difeso i diritti di tutti», ci ha spiegato Sana. La ragazza ticinese si è detta molto soddisfatta dell'esito della manifestazione. «Tante persone si sono fermate e ci hanno fatto i complimenti. Generalmente conoscevano già la storia di Assange, ma volevano sapere da noi le ultime notizie». Un bilancio positivo che si è spinto oltre alle aspettative iniziali. «Sicuramente riproporremo l'evento a Lugano, e magari anche a Bellinzona».
Una città disponibile - A Lugano le due ragazze hanno infatti trovato una città disponibile e molto impegnata in favore del rispetto dei diritti del giornalista australiano. Lo scorso ottobre per esempio il Municipio ha incontrato la famiglia di Assange a margine del Lugano Plan B Forum.
Ma cosa rappresenta Assange? «Sapeva molto bene ciò che stava affrontando e non si è fermato. Ha avuto un coraggio che probabilmente pochi di noi possono vantare». Oltre all'ammirazione per l'impegno in favore della verità, ci sono però altri aspetti che hanno convinto Lorena. «Lo difendiamo perché lui è sempre stato dalla parte di chi non aveva voce e non aveva la possibilità di difendersi: per esempio, le vittime degli attentati in Iraq o i prigionieri di Guantanamo».
In un'ottica più ampia il caso Assange assume un’importanza ancora maggiore. «Questo è il primo passo verso un cambiamento di rotta della nostra società democratica: imprigionare un giornalista che ha detto la verità, invece di arrestare chi ha commesso i crimini, non dovrebbe essere accettato da nessuno di noi. La domanda dovrebbe essere: perché non tutti lo difendono? Non si può restare a guardare in silenzio, non si può essere complici di questo sistema».
Il perimetro della cella di Assange - L’azione di protesta è semplice ma di forte impatto. «Ricreiamo il perimetro della cella di Assange, ci mettiamo all’interno con la tuta arancione dei prigionieri di Guantanamo. Dopodiché informiamo le persone che sono interessate a conoscere la storia di Assange. Chi non lo conosce e magari è incuriosito ci chiede di raccontargli la storia».
L’attivismo di Lorena è iniziato precisamente lo scorso 8 agosto quando ha deciso di organizzare a Como ogni sabato un sit-in per sensibilizzare sulla storia di Assange. Da allora non si è più fermata. «Ci sono state alcune polemiche. Qualcuno mi ha rinfacciato che il comune di Como non dovrebbe permettere di protestare per un giornalista che non è nemmeno italiano. Altri invece sono convinti che lui non sia una persona che merita la nostra difesa, complici delle molte notizie false che circolano su di lui. Una persona mi hanno detto: «Sapete che state difendendo un criminale?». Ma non è vero perché le accuse su di lui sono cadute tutte. Piano piano però abbiamo riscontrato anche un certo successo. Il gruppo di è allargato e le persone che ci seguono continuano ad aumentare».