Il sindacato: «Basterebbe veramente poco per aumentare gli stipendi da dumping previsti da quel guscio vuoto chiamato CCL»
LUGANO - Il sindacato Unia lancia l’allarme salariale in tutta la Svizzera nel settore del commercio al dettaglio con una giornata di denuncia delle condizioni di impoverimento salariale del personale di vendita.
«In un settore in cui le lavoratrici e i lavoratori, già fortemente precarizzati e indeboliti, sono stati colpiti duramente dalle ultime modifiche di legge che consentono le aperture domenicali generalizzate, è più che mai necessaria una completa compensazione del rincaro e l’aumento consistente dei salari minimi e dei salari reali», viene sottolineato in una nota stampa odierna.
La peggior perdita di potere d'acquisto degli ultimi 80 anni
Nell’aprile 2023 l’Ufficio federale di statistica aveva pubblicato un dato preoccupante: nel 2022 si è registrata in Svizzera la peggiore perdita di potere d'acquisto degli ultimi 80 anni, tanto che i salari reali dell’intera economia sono addirittura diminuiti dell’1.9%. Una contrazione salariale che non si vedeva dalla Seconda guerra mondiale. «Questo dato diventa ancora più drammatico se si considera il -1,9% non rappresenta che una media», spiega Unia.
«L’inflazione e l’aumento del costo dell’energia, dei premi di cassa malati, dei prezzi degli affitti e dei beni di consumo ha contribuito ad impoverire la classe lavoratrice, già duramente colpita dalle ondate pandemiche - prosegue il sindacato - . Ma non è soltanto nell’inflazione che dobbiamo cercare le cause di questa diminuzione del potere d’acquisto e dei salari reali: la causa va ricercata anche nel rifiuto quasi sistematico da parte della classe padronale di aumentare i salari dei propri dipendenti».
La piena compensazione del rincaro, secondo Unia, si sarebbe ottenuta solo in quei rami economici e aziende in cui il lavoro e le pressioni sindacali hanno permesso di introdurre nei contratti collettivi degli articoli specifici con i quali si riconosce la piena compensazione salariale all’indice dell’inflazione. «Ma purtroppo di questi casi possiamo contarne pochi».
La situazione in Ticino
Particolarmente in difficoltà sarebbe il settore del commercio al dettaglio del Canton Ticino, nel quale è stato introdotto un contratto collettivo cantonale, non firmato dal sindacato Unia, «barattato con l’introduzione della legge sugli orari di apertura dei negozi che, spalancando le porte alle liberalizzazioni degli orari di apertura dei commerci, ha permesso un peggioramento a valanga delle condizioni di lavoro del personale di vendita», si legge nel comunicato.
Introdotto nel 2020, il CCL prevede dei salari che già all’epoca il sindacato Unia riteneva «inaccettabili»: 3'200 franchi per il personale non qualificato, 3'400 franchi per il personale con CFC e 3'600 franchi per il personale AFC. «Salari talmente bassi che risultano imbarazzanti e contribuiscono a generare nel settore un esercito di working poor, ovvero di persone che pur lavorando si ritrovano in una situazione di povertà o di rischio povertà», prosegue ancora Unia.
Per il sindacato, tuttavia, basterebbe «veramente poco per aumentare i salari da dumping previsti da quel guscio vuoto chiamato CCL». «Certamente ci vorrebbe la volontà di quei datori di lavoro, che negli ultimi anni, nonostante si siano sempre affrettati a piangere miseria mezzo stampa, hanno fatto utili stratosferici; ci vorrebbe la volontà di riconoscere finalmente il giusto valore al lavoro dei propri dipendenti: uomini e donne (tante donne) che fanno i salti mortali per resistere in un settore dove le settimane lavorative sono interminabili e le pressioni e lo stress sono all’ordine del giorno».
Unia confida nella trattativa per il rinnovo del CCL commercio al dettaglio (alla quale non partecipa): «Che le associazioni padronali riconoscano finalmente gli aumenti salariali di cui il personale di vendita ha bisogno, senza nascondersi strumentalmente dietro il magro adeguamento del salario minimo previsto dalla legge».
Il sindacato chiede dunque una compensazione completa dell'inflazione nel settore del commercio al dettaglio, il recupero del potere d'acquisto perduto e un aumento sostanziale dei salari minimi e dei salari reali per tutti e tutte.