Da Ligornetto al Piano di Magadino, «dove tanti contadini hanno il loro gruppo di gatti e molti non sono sterilizzati».
Emanuele Besomi (Società protezione animali): «La situazione non è rosea e inoltre avremmo bisogno di più personale».
BELLINZONA - «Il gatto è un individualista, se non si trova bene nel luogo dove vive a un certo punto se ne va». A diventare randagio basta un attimo, lo stesso che ci vuole a trovarsi una nuova colonia sotto casa. Per Emanuele Besomi, presidente della Società protezione animali di Bellinzona, per risolvere o perlomeno attenuare una situazione che in Ticino a suo dire «non è rosea» ci vorrebbero tre cose: «Microchip obbligatorio, sterilizzazione/castrazione e più risorse in termini di personale per le azioni di cattura», dice senza alcun indugio.
Il randagismo dei gatti in Ticino - Se in alcune parti della Svizzera il "problema" dei 300mila felini amanti della libertà (di cui 100mila ogni anno muoiono in incidenti o per malattia) che sarebbero presenti sul territorio confederale è tornato alla ribalta con preoccupazioni da bollino rosso e il solito seguito di soluzioni e strategie, alle latitudini più a sud del Paese la sensazione sarebbe quella che fra gattare e associazioni che si occupano della questione, il fenomeno dei randagismo dei gatti si riesca comunque ancora a governare seppur con grande difficoltà.
La sterilizzazione e il controllo delle comunità di felini - «Abbiamo diverse colonie feline gestite da più associazioni che ne controllano principalmente lo sviluppo - spiega Besomi - e quando si viene informati di una colonia felina si interviene con la cattura sistematica di tutti i "mici": di principio, quelli sani, non malati vengono sterilizzati o castrati e rimessi sul territorio. Questo perché così teniamo un certo numero di animali ma non gli permettiamo più di riprodurre e negli anni questo numero va diminuendo naturalmente».
La sterilizzazione viene effettuata - senza che vi sia un lasso di tempo cuscinetto - nelle fasi immediate che succedono alla cattura «a meno che non siano già incinta o siano troppo piccoli per essere sterilizzati o castrati. Io oggi catturo un gatto, lo porto dal veterinario e dopo essere stato sterilizzato viene liberato» dice Besomi.
I gatti che tornano sul territorio - I gatti usciti dalle stanze del veterinario vengono reimmessi sul territorio «perché è impensabile di poter fare adottare animali del genere che hanno uno spirito selvaggio. Solo i cuccioli possono essere riaddomesticati.Tutti gli altri insomma non sono gatti da divano». Ma vi è anche un'altra ragione dietro alla "liberazione" dei gatti catturati: «Svolgono una funzione di controllo e riequilibrio sulla prolificazione di roditori -spiega Besomi - ecco perché comunque una popolazione controllata di gatti randagi deve esistere sul territorio. Ribadisco il concetto del controllo della prolificazione di questi gatti: una colonia felina ti crea nel giro di un anno 20/30 anche 40 gatti come niente, con il rischio di insorgenza di malattie».
Fra gli 80 e i 100mila gatti (fra registrati e randagi) in Ticino - Sul numero di gatti randagi «da non confondere con quelli selvatici, questi ultimi non a contatto con l'uomo e che non dipendono da esso» presenti sul territorio ticinese non vi è un dato esatto, come ci ricorda Besomi: «Io stimo che i gatti in Ticino siano tra gli 80 e i 100mila in generale, cioè tra animali domestici e randagi. Lo deduco facendo i conti al quartiere dove vivo: ci sono dieci case e dodici gatti».
I nuovi arrivi sulla piazza: «Colpa degli abbandoni», dice Donatella Vicini dell'associazione "Il Paese dei gatti" - Nella "piazza" dei gatti randagi ci sono sempre nuovi arrivi: per Donatella Vicini, dell'associazione "Il Paese dei gatti", a queste new-entry contribuiscono anche gli abbandoni e coloro che smarriscono il proprio gatto.
«Ogni giorno leggiamo annunci di gatti perduti - dice - su Facebook c'è una pagina molto attiva dove quotidianamente compaiono annunci di gatti persi e tanti non sono sterilizzati: e un gatto perso vuole dire gravidanze a "go-go" e formazione di nuovi nuclei di randagi. Ma sinceramente - aggiunge - credo che ad alimentare il randagismo sia l'abbandono degli animali operato dalle persone. Credo che il problema principale sia questo».
Vicini segnala anche i luoghi sensibili dove ci sarebbero i maggiori "accampamenti": «Beh, storicamente nelle valli e poi sul Piano di Magadino dove tanti contadini hanno il loro gruppo di gatti che non penso sterilizzino e anche lì c'è un girovagare di gatti che fanno cucciolate. Ma ripeto: il problema principale è l'umano che crea il fenomeno».
Gianni Aiani, del Soccorso Animali Mendrisio: «Randagismo sviluppatosi con il lockdown - Una linea sposata anche da Gianni Aiani, del Soccorso Animali Mendrisio (che lavora in stretta collaborazione con il Rifugio dei gatti di Melano): «Le dirò di più - afferma - il randagismo si è sviluppato di più con il lockdown al tempo del Covid. Tanti si sono portati a casa un animale e poi finita l'emergenza se ne sono liberati. Tanti altri ne possedevano uno ma solo per avere poi la scusa di potere uscire a far fare il giretto al gatto».
Sui troppi gatti in giro che ci sarebbero qua e là sul territorio ticinese pensa che in fondo il "problema" «è abbastanza controllato. C'è un pò di randagismo - spiega - soprattutto a Ligornetto e Stabio, cui provvedono le gattare. Ma grazie alle associazioni come quella di Melano teniamo sotto controllo la situazione, provvedendo alla sterilizzazione e al cibo. Noi ne abbiamo sterilizzati parecchi, poi vengono liberati in modo che non possano più procreare».